L’affare movida a Pescara al tempo del coprifuoco: 150 locali e 600 dipendenti

13 Novembre 2025

Il fenomeno corso Manthonè, nato a fine anni ’90, ora fa i conti con i divieti. A mezzanotte niente tavolini all’aperto: i retroscena dello scontro politico

PESCARA. La movida non è soltanto divertimento: è un’industria che porta ricchezza. I locali producono fatturato, creano posti di lavoro e alimentano gli incassi dello Stato attraverso le tasse. Si chiama “Affare movida” la puntata di “31 minuti”, settimanale di approfondimento di Rete8 in collaborazione con il Centro che va in onda questa sera alle ore 22,30. In Abruzzo le imprese dell’intrattenimento, dai locali alla moda, ai bar, ristoranti fino alle discoteche e alle palestre, sono 1.481 con punte nelle province di Teramo (503) e Pescara (432).

Ma a Pescara, la città in cui tutto è cominciato quasi trent’anni fa, adesso la movida è cambiata. Tra la fine degli anni Novanta e l’inizio dei Duemila, nasceva il fenomeno corso Manthonè ed era un fenomeno non soltanto di Pescara ma di tutto l’Abruzzo, con un fiume di gente che affollava le strade del centro storico piene di locali, tutti in fila, uno accanto all’altro. All’epoca, la movida di Pescara era un caso nazionale con una concentrazione anomale ed eccezionale di attività lungo due strade parallele. E in quel momento, a Pescara, la movida era considerata solo un’opportunità, anzi due volte opportunità: era divertimento, soprattutto per i giovani, ed era economia per i gestori dei locali.

Adesso, secondo una stima della Confesercenti, tra piazza Muzii e corso Manthonè, i due poli del divertimento in città, ci sono circa 150 attività per una forza lavoro diretta di 600 persone: bar, ristoranti, pizzerie, pub. Nel settore, si stima che l’indotto arrivi fino a 9 addetti per ogni dipendente diretto. Ma la movida contiene un effetto collaterale: è portatrice di caos, dal troppo rumore fino agli episodi di violenza, come gli spari con una pistola a salve esplosi tra la folla di Pescara vecchia nei giorni scorsi da un uomo su uno scooter. Per riportare la movida su un binario di normalità, il sindaco di Pescara Carlo Masci di Forza Italia ha firmato una seconda ordinanza Cenerentola: dopo quella per piazza Muzii, Masci ha introdotto il “coprifuoco” anche a Pescara Vecchia. E a mezzanotte via tavoloni all’aperto e sedie e stop alla vendita degli alcolici in strada.

La prima ordinanza spiega cosa si intende per movida: «La presenza all’aperto di concentrazioni di persone che, per finalità aggregative e di frequentazione, si ritrovano soprattutto nelle ore serali e notturne nelle aree storico-centrali caratterizzate da una forte presenza di numerosi pubblici esercizi ed attività di vendita al dettaglio di alimenti e bevande». E poi il documento snocciola la filosofia amministrativa che c’è dietro i divieti: «Il ritrovo di un gran numero di persone in ristretti spazi all’aperto o in prossimità dei locali comporta ipso facto numerosi disagi per i residenti dovuti a diverse cause quali il rumore provocato dalla presenza antropica e dalle emissioni musicali dai locali di somministrazione, oltre a problematiche legate all’igiene urbana, alla sicurezza e all’ordine pubblico, al vandalismo e all’abuso di alcol». E allora la conseguenza è che «è compito dell’amministrazione comunale porre in essere tutti gli interventi necessari ad assicurare una serena e civile convivenza, anche al fine di tutelare la tranquillità sociale e la qualità della vita, bilanciando, ove possibile, le diverse esigenze dei cittadini, la tutela dell’ambiente nella sua interezza, la qualità/quantità dei servizi erogati e lo sviluppo economico».

Ma non è soltanto un fatto di rumori e criminalità, è anche un fatto di soldi: la decisione dell’amministrazione Masci si regge sulla sentenza di una causa civile intentata da 68 residenti del centro contro il Comune: nel 2024, il tribunale ha riconosciuto a quegli abitanti della zona di piazza Muzii un risarcimento danni totale di quasi 450mila euro per il riposo compromesso dai rumori della movida.

Se a Pescara il sindaco Masci è stato costretto ad approvare un’ordinanza per mettere limiti alla movida, come va nelle altre città abruzzesi? In punttata la risposta dei sindaci dell’Aquila Pierluigi Biondi, di Chieti Diego Ferrara e di Teramo Gianguido D’Alberto. Secondo l’opposizione pescarese, quell’ordinanza spegne la città: lo dicono, in tre interviste a “31 minuti”, i consiglieri Piero Giampietro del Pd, Paolo Sola del M5S e Giovanni Di Iacovo (Pd). Videomaker della puntata è Giuliano Vernaschi di Movie Live; coordinamento tecnico Andrea Di Fabio; sigla, ideazione grafica e ottimizzazione Antonio D’Ottavio; regia di Danilo Cinquino.

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