Lavori in corso al liceo classico

PESCARA

Liceo classico chiuso per lavori, 910 studenti senza scuola 

Cadono calcinacci dal soffitto. Ipotesi Di Marzio o Tinozzi per ospitare le 39 classi

PESCARA. Novecentodieci studenti del liceo Classico D’Annunzio non sanno ancora dove faranno lezione il primo giorno del nuovo anno scolastico, lunedì mattina. Forse alla Di Marzio con l’opzione degli orari pomeridiani, forse alla Tinozzi, oppure nell’istituto di via Venezia (ma solo una parte di loro) se saranno completati controlli e verifiche tra oggi e domani.

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Sulla riapertura del Classico e su eventuali trasferimenti degli studenti negli altri istituti, ieri è stato un rincorrersi di notizie e annunci saltati: un caos totale. Mancano 48 ore alla partenza ufficiale e il liceo di via Venezia non solo è un cantiere aperto, ma risulta essere anche «di grave pericolo» perché dai soffitti piovono pezzi di calcinacci dopo i rilievi della ditta che sta effettuando i lavori di ristrutturazione. La parte maggiormente colpita è al piano centrale, dove si trovano anche gli uffici amministrativi e di presidenza, nella zona est che dà su via Bologna. Dovevano essere solo normali lavori di rifinitura dei tre piani dello stabile anni Trenta, conseguenti alle infiltrazioni d’acqua dello scorso anno. La ditta appaltatrice avrebbe dovuto solo completare gli interventi in pochi giorni, dalla fine di agosto agli inizi di settembre.
Ma gli approfondimenti sui solai richiesti dalla Provincia per mettere totalmente in sicurezza l’edificio scolastico, hanno rivelato una serie di altre criticità che hanno spinto la dirigente Donatella D’Amico a lanciare l’allarme sulla possibile chiusura dell’istituto proprio a ridosso del nuovo inizio. Sui social la preoccupazione degli studenti e delle famiglie che hanno chiesto lumi sulla data certa di avvio delle lezioni. Dalle emergenze terremoti e infiltrazioni d’acqua lungo i muri, alla settimana corta e ai nuovi cedimenti strutturali: sembra essere la maledizione del Classico.

Cadono calcinacci dai solai del liceo classico

Ieri è stata una giornata convulsa per la preside che ha tenuto il timone e, in poche ore, insieme al presidente della Provincia Antonio Di Marco, tecnici e ingegneri della Provincia, ha cercato le soluzioni per allocare le 39 classi per il tempo sufficiente, forse una quindicina di giorni, a tamponare l’emergenza e concludere i lavori più consistenti al piano centrale, dei tre che compongono l’edificio.
Quando ancora c’era la certezza che la scuola non avrebbe riaperto i battenti lunedì, la dirigente si è attaccata al telefono e ha chiesto ospitalità alla collega dell’istituto Michetti- Di Marzio di via Arapietra.
La neo dirigente Maria Antonella Ascani ha affrontato la sua prima emergenza dal suo arrivo nell’istituto e ha messo a disposizione tutte le aule libere. Il sopralluogo della D’Amico, in tarda mattinata, ha rilevato che «c’è grandissima disponibilità da parte della Ascani, che ringrazio, ma i problemi sono di altro genere. Noi abbiamo classi che possono contenere dai 22 ai 28 alunni, alla Di Marzio ci sono aule che possono contenere fino a 15, massimo 22 persone. E poi non sono del tutto attrezzate con sedie, banchi e lavagne».
A questo problema risponderà nel tardo pomeriggio il presidente Di Marco: «Le suppellettili che occorrono, le procureremo noi». Successivamente, la preside D’Amico ha cercato di contattare la collega Valeriana Lanaro della media Tinozzi, ingresso via Torino, adiacente il D’Annunzio, per rintracciare una possibilità di trasferimento di tutti o parte degli studenti e definire gli orari delle lezioni, con doppi turni mattina-pomeriggio. Soluzione in tarda serata rientrata perché si è «aperta la possibilità» di rientrare a scuola se le verifiche dovessero dato parere favorevole.
Tutto ha inizio martedì 4 settembre quando la D’Amico ha scritto alla Provincia e ad altri enti, per chiedere una «certificazione urgente di agibilità dei locali scolastici». Il giorno dopo, 5 settembre, dal sito internet della scuola, la preside comunica alle famiglie il prolungamento degli interventi per via di «criticità causate da carenze di manutenzione». Ieri, due dirigenti della Provincia, le rispondono che sarebbe «opportuno interdire le aule».

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