Luci soffuse, arance e bambi alle pareti Il racconto del blitz

Con la polizia all’interno della struttura nella Marsica L’unico cliente, giacca e cravatta, se la svigna in fretta

SCURCOLA MARSICANA. «Pronto? Sono Francesco. Volevo sapere se avete aperto... se posso entrare... per un massaggio...». L’assistente capo della sezione Criminalità straniera e prostituzione compone impassibile il numero di cellulare esposto sopra alla porta d’ingresso del centro massaggi cinese, nello stabile elegante di via Tiburtina Valeria, chilometro 112. Ha un nome dolce, «Valentina», ma nasconde una casa di prostituzione su cui la polizia ha messo gli occhi «un minuto dopo che ha aperto». Otto mesi di indagine con intercettazioni telefoniche e ambientali, telecamere nascoste – nei due locali aquilani aperti nel settembre del 2013, non in quello a Cappelle dei Marsi, frazione di Scurcola Marsicana, aperto da poco – e pedinamenti, sotto il coordinamento del dirigente della Mobile Maurilio Grasso.

Ora è il momento di agire, dopo un paio d’ore di attesa prima sotto al piazzale, poi proprio davanti alla porta del «centro estetico massaggi», in attesa dell’attimo esatto in cui suonare al campanello, nel viavai indifferente dei clienti e dei lavoratori delle altre attività commerciali ospitate nel palazzo: una palestra, una scuola di canto, un bar al piano terra e diverse altre. Mi sposto in un angolo: per fare degli scatti devo aspettare il tempo che gli agenti entrino e colgano «in flagrante» titolari, prostitute ed eventuali clienti. Ed eccolo, l’unico cliente a quest’ora del mattino, uscire con il suo completo elegante dall’atmosfera esotica del centro massaggi, in fretta e furia. Sono circa le nove e mezza: è andata bene, considerando che «di solito aprono alle 10», spiegano gli agenti della sezione Criminalità, il cui responsabile è il sostituto commissario Dario De Angelis. L’aria fresca dell’esterno cozza con quella calda e umida del centro massaggi. Due le stanze in cui vengono accolti i clienti, entrambe fornite di un lettino basso e di legno, e di una vasca piena d’acqua, pronta all’uso. Chissà perché, colpiscono le immagini che decorano le pareti: alcune si ispirano ai personaggi Disney, che richiamano due Bambi che si baciano. La luce è soffusa non solo nelle stanze ma anche all’ingresso, tanto che gli agenti (con loro anche quelli del commissariato di Avezzano) devono usare delle torce per scovare i documenti, mentre i cinesi – due giovani donne e due uomini – restano per lo più in silenzio, spaventati e incapaci di capire bene l’italiano. Dopo otto mesi il cerchio si chiude intorno ai tre centri massaggi che nascondevano candidamente altrettante case di prostituzione, dove si entra con la scusa del massaggio e si esce con qualcosa di più: masturbazioni o atti completi, tutto immortalato dalle telecamere della polizia, in cui si vedono clienti baciare e accarezzare le ragazze, una decina quelle individuate nel corso delle indagini. Nel giro di un’ora, raccolte le proprie cose, la porta del centro si chiude alle spalle dei cinesi. Direzione: questura dell’Aquila. Sulla porta svetta il decreto di «sequestro preventivo» del gip. Dentro, restano un notebook che trasmette un film cinese e tre arance in un piattino.

Marianna Gianforte

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