Mare Monti, il Comune resta fuori

29 Settembre 2010

No dell'aula alla delibera per la costituzione di parte civile nel processo

PENNE. Con 9 voti contrari, 7 favorevoli e un astenuto (Italia dei Valori), il Consiglio comunale di Penne ha respinto la mozione presentata da Sinistra, Ecologia e Libertà per la costituzione di parte civile del Comune di Penne nel procedimento giudiziario aperto sulla realizzazione della strada "Mare-monti". A inizio estate, la Procura di Pescara aveva chiuso l'inchiesta e indagato 14 persone. Non c'è stata ancora la richiesta di rinvio a giudizio. L'indagine è stata condotta dagli agenti del Corpo forestale dello Stato, diretti da Guido Conti su delega del pm Gennaro Varone.

Nell'indagine sono finiti anche Fabio De Santis, già scivolato nell'inchiesta sul G8 alla Maddalena, l'ingegnere Carlo Strassil, ex commissario straordinario della Mare-monti, Valeria Olivieri, ex segretario regionale del Pd, Luciano D'Alfonso e l'imprenditore Carlo Toto.

La mozione è stata votata contro dai componenti del Partito democratico, con il sindaco Donato Di Marcoberardino, e Api, rappresentata dal vicesindaco Remo Evangelista. A favore della costituzione di parte civile si sono schierati, invece, i membri del gruppo consiliare Federazione della Sinistra, del gruppo consiliare Insieme per Penne, Alleanza per Penne e i proponenti della mozione, Matteo Tresca e Guglielmo Di Paolo, iscritti al gruppo consiliare Sinistra, Ecologia e Libertà.

Il capogruppo del Pd, l'avvocato Gabriele Vellante spiega il motivo per cui il partito si è schierato contro questa mozione. «Come Partito democratico non siamo contrari pregiudizialmente alla costituzione di parte civile del Comune», sottolinea Vellante. «Quando sarà il momento, come partito e come maggioranza, valuteremo se il Comune dovrà entrare nel dibattimento penale. In consiglio abbiamo bocciato la mozione di Sel perché l'abbiamo ritenuta pretestuosa e inopportuna».

Non è mancata la replica di Sinistra, Ecologia e Libertà. «L'intento della mozione era di dettare un chiaro indirizzo all'amministrazione comunale che si traduceva in un impegno formale nei confronti della nostra comunità di intraprendere tutte le azioni consentite ad ottenere il risarcimento dei danni», hanno spiegato i consiglieri e autori della mozione Tresca e Di Paolo, «Non si è trattato di una trovata elettorale né di un atto simbolico, bensì di un atto politico dovuto per rispetto dei cittadini traditi e danneggiati da irregolarità già emerse dalle prime indagini della magistratura, che hanno portato ad arresti cautelativi e sequestri patrimoniali». (cr.pe.)

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