Mascia e le parole contestate

Il discorso integrale pronunciato dal sindaco in piazza Garibaldi

PESCARA. Il sindaco di Pescara Luigi Albore Mascia è rimasto colpito e amareggiato dalle critiche ricevute per il discorso pronunciato in piazza Garibaldi il 25 aprile, in occasione della cerimonia per la Liberazione. Gli è stato rimproverato di non aver mai pronunciato le parole «partigiani» e «Resistenza». Qui di seguito, pubblichiamo integralmente il discorso di Mascia che, tra le altre cose, sottolinea il «notevole e imprescindibile contributo» dato dal presidente della Repubblica Napolitano alla giusta rivalutazione dei valori insiti nel 150º anniversario della riunificazione.

«Saluto le autorità civili, religiose e militari oggi presenti, la cittadinanza che come ogni anno è intervenuta numerosa a questa celebrazione solenne, celebrazione che oggi si riempie di significati ancora più pregnanti e rilevanti, per la concomitanza con l'anniversario dei 150 anni dell'Unità d'Italia. La celebrazione di oggi si inserisce a pieno titolo, con rinnovato vigore, nel solco delle riflessioni e dello spirito di riscoperta delle nostre radici storiche, che hanno contraddistinto i dibattiti, i confronti, gli approfondimenti portati avanti in tutto il Paese in occasione dei festeggiamenti per l'Unità d' Italia».

IL RISORGIMENTO
«Come noto, l'amministrazione comunale ha onorato l'appuntamento dei 150 anni con una serie di iniziative culminate nella "Notte bianca", ambientata in uno dei luoghi più suggestivi e ricchi di significati per la nostra città, il centro storico, teatro di uno dei simboli del nostro Risorgimento, ossia il Bagno penale che costeggia il fiume Pescara, indimenticato emblema della durissima repressione borbonica, che oggi ospita il museo delle Genti d'Abruzzo a poche decine di metri da qui. Abbiamo ricordato l'evento con iniziative artistiche e culturali che hanno avuto il pregio di coinvolgere non solo le istituzioni, le realtà associative e folkloristiche del territorio ma, soprattutto, le nostre scolaresche, con l'intento di riavvicinare i giovani alla nostra storia, di renderli partecipi di una vero e proprio impeto di riscoperta dei valori nazionali, che ha attraversato come un fiume travolgente tutto il territorio italiano. A questo proposito, notevole ed imprescindibile è stato il contributo del nostro presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, al quale va il plauso di tutti noi rappresentanti delle istituzioni, per aver profuso impegno e dedizione nell'organizzazione e nello svolgimento delle iniziative celebrative, infondendo alla nazione un risvegliato orgoglio per le proprie tradizioni, un nuovo senso di attaccamento al nostro Tricolore ed al nostro Inno, un rinvigorito rispetto per i valori fondamentali del Risorgimento e della Repubblica. Per ricollegarci alla commemorazione odierna, ho il piacere, oggi, nonché l'onore, di condividere con tutti voi una riflessione in particolare del presidente della Repubblica, quella secondo cui nell'età dell'Assemblea costituente, ossia negli anni decisivi della ricostruzione su basi repubblicane e democratiche dello Stato unitario, e quindi negli anni immediatamente successivi alla Liberazione, venne recuperata e portata a nuova fioritura l'eredità del Risorgimento, eredità che si era affievolita, se non addirittura dissolta, nelle cupe e tristi vicende della prima metà del Novecento, caratterizzata dalle due guerre mondiali e dalle avventure totalitarie».

LE GUERRE MONDIALI
«In effetti, la conclusione dell'epoca dei conflitti mondiali, favorì nel nostro Paese la riscoperta di quell'identificarsi dell'idea di "Nazione" con l'idea di "Libertà", che aveva animato i moti risorgimentali spingendo i nostri compatrioti all' impresa unitaria. Quell'idea di Nazione, di senso di Patria - sui quali nella prima metà del Novecento gli italiani si erano divisi ideologicamente e politicamente - divennero nuovamente elementi unificanti del Paese piegato dalle esperienze belliche, creando le basi ed il fertile humus su cui innestare l'elaborazione della Carta costituzionale».

LA COSTITUZIONE
«Ritornarono alla ribalta, e vennero quindi sanciti e sacralizzati nella Costituzione repubblicana, quei valori di libertà, quale espressione del desiderio individuale e collettivo di riscatto, di unione tra cittadini di uno Stato pronto a ripartire su nuove basi giuridiche, politiche e morali; di patria, intesa sia come territorio sul quale e per il quale combattere, sia come obiettivo ideale per il quale sacrificare la propria vita; di nazione, come invalicabile vincolo che troverà, poi, il proprio richiamo costituzionale nei principi di "unità ed indivisibilità" della Repubblica; e di democrazia, come comunione dei cittadini in uno Stato unitario, come abolizione di ingiustizie e privilegi, come espressione di uno Stato che riconosce a ciascuno i propri valori e crea le condizioni per esaltarli e svilupparli. Ritengo che oggi, anche alla luce del rinnovato vigore che ci deriva dalle celebrazioni del 150º anniversario, siano probabilmente maturi i tempi e le condizioni per cercare di ritrovarci tutti, al di là delle differenze ideologiche e di vecchie laceranti divisioni, nel riconoscere il profondo significato della festività del 25 aprile, come momento di recupero dell'indipendenza e della dignità della patria italiana. Come tappa fondamentale di avvicinamento alla creazione della nostra Repubblica, nella quale oggi operiamo come rappresentanti delle istituzioni, in ogni area geografica e sotto ogni schieramento politico, per perseguire, con tenacia e spirito di sacrificio, il miglioramento e lo sviluppo del nostro Paese e delle comunità locali, che ci hanno scelti proprio per il conseguimento di questi obiettivi».

STOP ALLE DIVISIONI
«Desidero concludere, allora, queste mie brevi riflessioni, con l'auspicio che l'anniversario della riconquista della libertà del nostro popolo sia l'occasione non solo per riflettere sul passato, ma anche per riflettere sul presente e sul futuro del nostro Paese, "liberando", è proprio il caso di dirlo, la Festa del 25 aprile dalle logiche di contrapposizione e di divisione, e restituendo ai nostri giovani una celebrazione che rappresenti un inno alla libertà e alla democrazia, un bagaglio di valori e di principi condivisi che li guidi nel loro cammino di impegno per la crescita e lo sviluppo della nostra amata Italia».