Mezzo secolo senza il Pomponi

Incontro-spettacolo sul teatro abbattuto nel 1963, Di Biase: riaprire il Michetti

PESCARA. Nel 1963 l’amministrazione comunale decide di abbattere il teatro Pomponi – perché pericolante – realizzato nel 1923. A 50 anni da quella vicenda, su iniziativa del consigliere delegato al recupero e alla valorizzazione del patrimonio storico e storico Licio Di Biase, si è tenuto in piazza Salotto il convegno dal titolo «Il teatro che non c’è. Nel cinquantenario dell'abbattimento del teatro Pomponi» presentato da Mila Cantagallo. Accanto alle performance degli artisti, si è parlato anche del teatro Michetti, del D’Annunzio e del futuro teatro. L’appuntamento è stato anche l’occasione per ribadire, dice Di Biase, «che la città di Pescara, moderna, proiettata a svolgere un ruolo di incontro delle culture del mediterraneo, non ha bisogno di un teatro di stile ottocentesco, ma di un luogo della cultura, della musica, del teatro in cui oltre alle rappresentazioni teatrali si possano tenere anche i concerti».

La serata è stata arricchita da performance con Giulia Basel, Luigi Ciavarelli, Rossella Micolitti, Assunta Dezio e con il soprano Sabrina Di Balsio e il tenore Paolo Zinno accompagnati da Piotr Lacher. Inoltre, la serata ha ospitato anche l’esordio della compagnia di canto popolare Abruzzo forte e gentile. Alla manifestazione ha partecipato anche il sindaco Luigi Albore Mascia e sono stati sottolineati due momenti del teatro Pomponi: la costruzione nel 1923 e l'abbattimento.

La demolizione del teatro risale al 1963 con il provvedimento del 31 maggio di sgombero dell'edificio perché pericolante e, nella serata, si è parlato anche di una perizia giurata fatta dopo l'abbattimento da cui si evinceva che la struttura poteva essere recuperata e che le anomalie dell’edificio non erano gravi tanto da determinarne l'abbattimento.

Durante il convegno, inoltre, è stato sottolineato come la vicenda del Pomponi «appaia come un’operazione legata alla speculazione che ha caratterizzato la vita di Pescara negli anni Sessanta e Settanta». In piazza Salotto, Di Biase ha sottolineato che innanzitutto «occorre riaprire il teatro Michetti, vero gioiello della città» aggiungendo che «quando la realizzazione del nuovo teatro entrerà nel vivo occorrerà battersi per evitare la realizzazione di un banale teatro di stampo ottocentesco».

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