PESCARA

Negozi in crisi e caro bollette: 300 attività chiuse nel 2021

Grido di allarme di Confesercenti per tutta la provincia: «Subito un tavolo con sindaci e prefetto

PESCARA. Bollette della luce raddoppiate se non triplicate, le piattaforme online sempre più forti; la difficoltà nel reperire molta merce con i Paesi orientali ancora sotto la morsa del coronavirus e i processi produttivi rallentati o quasi fermi; i sistemi bancari che difficilmente rimodulano i finanziamenti già accesi dalle attività. È una fotografia cupissima quella del commercio di tutta la provincia scattata da Confesercenti Pescara che manda un vero Sos al prefetto Giancarlo Di Vincenzo e ai sindaci di tutti i Comuni, chiedendo subito l'apertura di un tavolo di crisi.

Nell'ultimo anno, secondo i dati a disposizione dell'associazione dei commercianti, sono almeno 300 le attività in tutta la provincia che hanno abbassato definitivamente le serrande, e tante quelle a rischio di imminente chiusura. Lo scenario è anche peggiore «fatto di un impoverimento enorme», con quei negozi che «non possono permettersi di chiudere» e pur di tentare di stare a galla, dilaniati dalle dinamiche legate al Covid e al caro bollette «preferiscono fare ulteriori indebitamenti, con il rischio usura che si amplifica» analizza il direttore Gianni Taucci. Insieme alla presidente Marina Dolci e a Luigi Patriarca, presidente di Anva Confesercenti (commercio ambulante) hanno lanciato un appello ai sindaci della provincia racchiuso in una lettera. «Negli ultimi due anni abbiamo assistito a un radicale impoverimento del tessuto economico della provincia di Pescara», scrivono. «Alla crisi prolungata delle attività economiche rimaste chiuse per diversi mesi, si affianca la riduzione del potere d'acquisto dei dipendenti delle stesse attività. La riapertura non ha portato i risultati attesi. L'avvio dei saldi è stato fra i peggiori di sempre e il settore dei pubblici esercizi è in enorme difficoltà». «La situazione è complicatissima», commenta Taucci. «Il caro bollette, le banche che non rimodulano i finanziamenti in essere, la tassazione che sta ripartendo, le materie prime che non arrivano, e le piattaforme online che vendono a prezzi più bassi i prodotti che non si trovano nei negozi fisici, hanno creato difficoltà enormi».

Da qui le richieste per i sindaci di «ridurre al minimo, se non azzerare totalmente, tutte le tassazioni locali, Tari in testa per le imprese commerciali, perché bisogna compensare in qualche modo i costi per l'energia. Alcune tassazioni sono state sospese per il Covid, ma adesso stanno ripartendo, come ad esempio il canone per l'occupazione del suolo pubblico». «Chiediamo un incontro con i sindaci e il prefetto, perché il problema non riguarda solo Pescara, ma anche e soprattutto i centri interni che sentono il peso del costo quotidiano aumentato per tutti», aggiunge Dolci. «Molti Paesi sono fermi nelle produzioni, e quindi c'è difficoltà nel reperire la merce che invece si trova nelle piattaforme online. Questo rischia davvero di svuotare le città». Da qui scattano le altre richieste rivolte alle amministrazioni, di attivare campagne di sensibilizzazione per stimolare il consumatore a comprare nei negozi fisici, di creare momenti di rivitalizzazione dei centri urbani e, a livello centrale, di introdurre una tassazione corretta per i prodotti online. E ancora un aiuto in tema di sicurezza. «Se i negozi chiudono, le vetrine e le luci si spengono, le città diventano sporche, spoglie e insicure», continua Dolci. «Ci rivolgiamo al prefetto per dare un supporto per quello che riguarda la sicurezza».