Nella guerra del tartufo bianco a processo il killer dei cani: è accusato di averne avvelenati almeno 11

22 Maggio 2025

Gli animali sono tutti di proprietà di ricercatori concorrenti. L’uomo deve rispondere anche di danneggiamenti, porto abusivo di ordigno incendiario e minacce

PESCARA. La guerra del tartufo bianco, il prezioso alimento pagato a peso d'oro, è il caso di dirlo, finisce in tribunale. Una guerra senza esclusioni di colpi fra ricercatori concorrenti, che non si ferma davanti a niente e nessuno, neppure davanti a dei poveri cani che sono le vere vittime di un processo che si sta tenendo davanti al giudice monocratico di Pescara.

Ben undici i cani da tartufo che sarebbero stati uccisi (dal 2015 al 2020) da uno dei due imputati finiti a processo (difeso dagli avvocati Sabatino Ciprietti e Adelchi De Amicis). Quando la concorrenza diventa temibile, per evitare che più persone invadano le zone dove maggiormente si trova questo specialissimo fungo che invece di crescere in superficie cresce sottoterra (peraltro l'Abruzzo è una delle otto regioni dove c'è la maggior raccolta) ogni mezzo è buono: soprattutto eliminare il ricercatore per eccellenza che è il cane da tartufo.

A processo ci sono due uomini, originari del Pescarese, ma soltanto uno, 77 anni, è quello che viene accusato di una lunga serie di reati come uccisione di animali, danneggiamenti, porto abusivo di ordigno incendiario, minacce, detenzione illegale di cartucce; l'altro, 33 anni, deve rispondere soltanto di aver picchiato qualcuno su mandato del primo imputato.

Nel capo di imputazione che riguarda il 77enne, il pm Rosangela Di Stefano scrive che "per crudeltà e comunque senza necessità, provocava la morte di numerosi cani da tartufo, disseminando in prossimità dei terreni boschivi, in un sentiero che conduce ad un fossato ove i cani si recavano per la ricerca del tartufo, bocconi avvelenati che questi ingerivano". E la Procura elenca uno per uno i poveri animali morti con il loro nome: Chanel, Penny, Chicca, Diana, Bella, Bruce, Daphne, Argo, Furbo, Gianna e Pallino.

Ma poi ci sono i danneggiamenti alle auto dei rivali, i tentativi di incendio dei mezzi e persino le minacce più che esplicite: "Sono stufo di... perché raccoglie troppi funghi e quindi tu devi andare da lui e gli devi fare a pezzi le rotule, in modo che lui vada sopra una carrozzella: per questo servizio - avrebbe detto il 77enne al coimputato - ti offro 1100/1200 euro". E nelle zone maggiormente battute per la ricerca del tartufo, di casi del genere ne sarebbero successi molti, ma quasi mai ci sarebbe stato un seguito per mancanza di denunce.

In mano agli investigatori, però, questa volta ci sarebbe anche un filmato che riprende una Fiat Panda dalla quale la persona sospetta scende e posiziona i bocconi avvelenati e anche quando posiziona l'ordigno sotto l'auto del concorrente: tutti elementi indiziari, sembra, in quanto la targa non viene mai inquadrata, anche se uno degli imputati ha la stessa autovettura con lo stesso colore. E anche la perquisizione in casa dell'imputato avrebbe fatto rinvenire materiali "verosimilmente identici a quelli utilizzati per l'ordigno". Insomma, una guerra vera e propria per accaparrarsi il prezioso tartufo bianco (tuber magnatum pico), quotato intorno ai 1400 euro al chilo, ma che può arrivare e superare i 2500 euro.

"Nel 2019 - scrivono nella relazione gli investigatori - un unico pezzo di tartufo bianco dal peso di 1 Kg e 05 grammi è stato battuto all'asta per 120mila euro. Pertanto, vi è un'accesa concorrenza che a volte sfocia in gesti spietati, quali l'avvelenamento dei cani da ricerca". Per il processo si tornerà in aula a luglio per ascoltare i testi della difesa.

@RIPRODUZIONE RISERVATA