Attico fantasma in via Battisti: «Il Comune sapeva del vincolo»

Presutti (Pd) porta in consiglio il caso del palazzo sopraelevato senza i permessi della Soprintendenza. E spunta un rapporto di sopralluogo del 2024: «In quell’occasione attestata la presenza del decreto»
PESCARA. Il caso dell’attico fantasma che svetta su via Cesare Battisti, realizzato tra il 2019 e il 2020 con il permesso di costruire del Comune di Pescara ma senza le autorizzazioni paesaggistiche necessarie per l’esistenza del vincolo di «interesse culturale», rimbalza anche in consiglio comunale. In attesa della sentenza del Consiglio di Stato, chiamato a pronunciarsi sulla regolarità del decreto di vincolo, è il consigliere Pd Marco Presutti a parlare di «grave questione» e a denunciare l’esistenza di un rapporto di sopralluogo risalente al 9 agosto dell’anno scorso che «ha formalmente attestato la sussistenza del decreto di vincolo storico del 25 novembre 2020».
E dallo stesso rapporto, dice Presutti, emerge che «il fabbricato B del medesimo complesso immobiliare risulta essere privo di idonea agibilità a seguito di modifiche presentate con una Scia del 16 gennaio 2021». Il consigliere, autore di un’interrogazione «urgente» sul caso presentata ieri, rivela anche che la Gestioni Culturali srl, società proprietaria dell’immobile e controllata dalla Fondazione PescarAbruzzo del presidente Nicola Mattoscio, avrebbe presentato in Comune «una segnalazione certificata di inizio attività in sanatoria per opere definite di manutenzione straordinaria, suggerendo tentativi di regolarizzazione postuma di interventi pregressi»: lavori necessari per ospitare la sede dell’Isia (Istituto superiore per le industrie artistiche del ministero dell’Università e della Ricerca).
Davanti al Consiglio di Stato, pende un caos amministrativo con l’effetto che, almeno per adesso, l’ultimo piano del palazzo, sopraelevato per creare aule di studio, sarebbe abusivo: la Gestioni Culturali ha rilevato l’immobile dalla Provincia di Pescara a un prezzo di 1,3 milioni; al momento della compravendita, il 27 dicembre del 2018, non c’era alcun vincolo sull’edificio; la Soprintendenza, chiamata a dire se il vincolo esisteva o no, ha risposto soltanto dopo la firma sulla transazione assicurando che quell’immobile era sotto tutela perché più vecchio di 70 anni; di conseguenza, il caso si è fatto intricato: la vendita è stata dichiarata nulla e il decreto di vincolo è stato impugnato dalla Provincia e dalla Gestioni Culturali davanti al Tar ma proprio il Tar ha stabilito che l’edificio sarebbe giustamente sotto tutela; ora, la sentenza del Tar è stata appellata in Consiglio di Stato.
Nell’attesa della decisione di secondo grado, Presutti chiede al sindaco Carlo Masci «se lui e l’amministrazione comunale fossero a conoscenza dell’esistenza del vincolo storico e quali azioni siano state intraprese per assicurarne il pieno rispetto, con particolare riferimento all’alienazione da parte della Provincia, ad ogni intervento edilizio successivo e quali valutazioni siano state fatte sulla piena compatibilità di detti interventi con il vincolo». E sotto accusa ci sono anche gli interventi definiti di «manutenzione straordinaria»: Presutti vuole sapere «quali siano la natura e l’entità esatta delle opere» e «quali specifici e urgenti provvedimenti siano stati adottati». E Presutti propone di convocare i parlamentari abruzzesi «al fine di rappresentare loro analiticamente la gravità della situazione venutasi a creare e di sollecitarli formalmente a valutare e promuovere l’adozione di uno specifico e mirato strumento normativo – una vera e propria “Norma Salva-Isia” – per sanare le attuali criticità».
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