Pescara Calcio

Baldini si racconta: «Odio i compromessi, accetto solo chi mi vuole bene. Questo posto è magico, andremo in B»

21 Maggio 2025

Nostra intervista esclusiva all’allenatore del Pescara: “Stavo per dimettermi, ma la squadra mi ha dimostrato amore. Anche Galeone partì con poco e arrivò in serie A”

PESCARA. Andare al bar con Silvio Baldini senza essere notati e braccati dai tifosi è praticamente impossibile. Da dietro il bancone: «Mister, sarò in curva a tifare per te». Risposta: «Signora, grazie, ma adesso fammi pagare la colazione». «Vai, lascia stare il conto, tu hai solo una cosa da fare: portarci in serie B». Alla fine due caffè e un cornetto alla crema vengono offerti da un noto avvocato, che vede Baldini al bancone e lo brucia sul tempo. Poi foto, strette di mano e si comincia l’intervista.

Baldini, lei cos'ha di così magico? «Io mi comporto come sono. Non sono ruffiano o finto. Sono così come vi vede».

Parliamo del Pescara e della corsa alla serie B. Dopo la sconfitta con il Sestri Levante voleva andar via e dimettersi? «Sì, è vero».

Poi? «Alcuni giocatori nello spogliatoio mi hanno detto che sarebbero venuti a prendermi a casa se avessi fatto una cosa del genere». 

Un vero atto d’amore dei suoi calciatori. «Esatto, atto d’amore. La squadra mi ha fatto capire che bisogna avere la pazienza di superare le sconfitte. E lì ho capito che questo gruppo mi ha dato di più rispetto a quello che ho dato io loro. Mi hanno insegnato ad avere la pazienza».

Perché il grande calcio si è dimenticato di lei? «Perché nel calcio ci sono dei ruoli e alcuni ruoli non sono più rispettati, come i rapporti tra società e allenatore. Anni fa incontrai la vecchia società del Palermo prima del fallimento. Mi davano tanti soldi, ma c’era un direttore sportivo che non mi andava a genio. Lui mi disse “io qui voglio comandare”, lo mandai a quel paese e non firmai il contratto. Rimasi a Carrara, poi, però, dopo qualche anno ho portato il Palermo in B. A me non piacciono i compromessi. Io mi sento un po’ come gli sherpa, che arrivano sulla vetta della montagna senza aiuti della picozza e della fune. Dietro il mio lavoro c’è la mia storia, la mia famiglia e non mi interessano soldi e compromessi. Accetto solo le persone che mi vogliono bene».

Un suo amico, il commentatore tv Lele Adani, tempo fa disse: “Baldini può essere Baldini solo con una società che lo lascia fare e con un grande presidente”. A Pescara ha trovato terreno fertile o è solo un caso? «Per me Sebastiani è un grande presidente e non capisco questa dinamica della contestazione e non mi interessa, però sono onesto e dico che sa fare molto bene il dirigente. Quando ci hanno contestato mi ha detto: “Non perdere il punto di riferimento del tuo lavoro, mi raccomando. Tu vai avanti perché dobbiamo vincere i play off”. Mi ha sempre difeso e spronato. Lui è un grande presidente, come lo stesso ds Pasquale Foggia. Il nostro direttore sportivo è bravissimo a rapportarsi con la squadra e mi supporta in ogni occasione». 

Come si va in serie B? (ride, ndr). «La ricetta non la conosco. Abbiamo il 100% delle possibilità di salire in B, poi potrà andare in altro modo, ma credo alla promozione. Per me andremo in B, poi ci sono gli ipocriti che al primo ko mi daranno dell’asino perché loro sono abituati a rubare». 

Il suo futuro sarà a Pescara? «Lo vedo con la mia famiglia e voglio vivere i miei affetti, ma questa città sarà per sempre un punto di riferimento. Ho conosciuto tanti amici. Luca, Ernesto, il mitico Rocco Pagano. Mi sento pescarese più di tanti pescaresi. I pescaresi hanno un cuore immenso e accolgono tutti. Al bar, al mercato, io vedo la gioia e l’accoglienza di questo popolo. Questa sarà sempre la mia città».

E calcisticamente parlando, rimarrebbe un altro anno? «Al momento non ne voglio parlare, ora dobbiamo pensare a vincere i play off».

In semifinale tra Atalanta e Cerignola chi vorrebbe incontrare? «Non mi interessa l’avversario. Io credo solo nel Pescara e devo pensare solo ai miei ragazzi. Da quando siamo partiti in ritiro a Palena abbiamo fatto dei miglioramenti pazzeschi. Sebastiani è stato il primo a credere in noi. Mi disse: “Perderemo delle partite, ma vai avanti e non mollare. Con Oddo qualche anno fa abbiamo perso diverse partite e poi siamo andati in serie A”. Sono rimasto a bocca aperta dopo le sue parole. Gli sarò per sempre riconoscente. Lui e Fabrizio Corsi dell’Empoli sono i presidenti più competenti che ho avuto in carriera, perché non capiscono solo di calcio, ma anche di altri sport. Sono degli sportivi e conoscono tutte le dinamiche. Non mi interessano le contestazioni, quelle sono cose sue, per me Sebastiani rimane il numero uno».

Ha rimpianti nella vita? «No, perché ho un difetto: fare quello che sento senza usare razionalità. Questa cosa nel calcio mi ha penalizzato, ma nella vita no perché ho avuto un dono bellissimo: la mia famiglia. È la cosa più bella che ho e non ci sono soldi che possano sostituire la gioia della famiglia unita». 

È credente? «Sì, ma non praticante. Se la chiesa è vuota entro e prego, altrimenti prego a modo mio tra le montagne. Il momento che mi sento più vicino a dio è quando sono tra i monti con i cani all’alba o al tramonto». 

Del nuovo Papa che pensa? «Non mi interessa il Papa o i preti. Io non vado in chiesa per i preti». 

Lunedì ha fatto allenare i suoi giocatori in mare, perché? «Un giorno parlando con Beppe Berghella, un amico del presidente che ama giocare a tennis, mi disse questa cosa dell’allenamento in mare e ho provato. Appena ho detto ai giocatori di entrare in acqua sono rimasti stupiti, poi si sono divertiti perché hanno anche allentato un po’ la tensione di avvicinamento alla partita». 

C’è un giocatore che l’ha stupita? «Tutti. Dopo una settimana di ritiro non avrei mai creduto di poter arrivare fin qui e poi è stato bravo il presidente a motivarmi. Di questi ragazzi 6-7 potranno arrivare in serie A, quelli che non ci arrivano vuol dire che avranno ascoltato più il procuratore o la moglie...».

Se l’aspettava di portare 15mila persone allo stadio? «Ho sempre visto magia in questo posto. Anche il primo Pescara di Galeone era partito con poco e alla fine è arrivato in serie A. Questo posto è magico, c’è poco da fare. I pescaresi si nutrono di sogni e speranze, come accade anche a Palermo. Non so come spiegarla questa magia, ma esiste. Io sono venuto qui per sognare e far sognare. Sono felicissimo di aver trovato una città magnifica». 

I suoi più grandi amici nel calcio? «Antonio Conte, Luciano Spalletti, Roberto De Zerbi, ma tanti altri. Anche se ho dei difetti, loro mi vogliono bene lo stesso… Sono felicissimo per Conte che venerdì vincerà lo scudetto. Io da tifoso interista farò il tifo per il Napoli, perché è mio amico e merita di vincere, come è successo pure con Spalletti. Poi c’è una persona che è come un fratello».

Sarebbe? «Lele Adani. Lui conosce le persone attraverso il cuore, è una cosa che abbiamo in comune. Per me rimane il più grande amico. Lui lo sa che se un giorno mi dovesse capitare qualcosa, dovrà essere presente per i miei figli». 

Che cosa le piace di Pescara? «Tutto. Il mare, la riviera, il centro. Io la vivo molto».

La saluto, immagino dovrà andare in ritiro con la squadra. «No, mai fatto ritiri. Oggi ci alleniamo, ceniamo tutti insieme, poi ognuno a casa sua e domani (oggi, ndr) ci vedremo all’ora di pranzo». E per lasciare il bar di nuovo slalom tra selfie e strette di mano.

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