Nuovi contagi, le scuole nel caos: file di ore per i tamponi ai ragazzi 

E scoppia la protesta dei genitori in coda con i figli: non si capisce più niente, è peggio di prima

PESCARA. Contagi in aumento nelle scuole e genitori in fila per ore in ospedale per fare i tamponi molecolari ai figli, dopo giorni di “sospensione cautelare” dai rispettivi istituti.
CODE E ATTESE Ieri mattina, davanti all'ex pronto soccorso di via Fonte Romana, si è registrato caos e nervosismo tra i genitori in attesa nel piazzale, con i figli al seguito, a causa dei ritardi sugli orari programmati, dalle 8 alle 12, degli appuntamenti. La Asl, scusandosi per il disagio, ha spiegato che i ritardi nell’esecuzione dei primi test della mattinata sono stati generati dall’assenza improvvisa di un medico (ne erano previsti due) che poi è stato sostituito. Ma nel frattempo le code sono aumentate creando tensione tra i genitori che si sono trovati a dover sacrificare la mattinata di lavoro.
LA SOLUZIONE Proprio per andare incontro alle esigenze dell’utenza e per evitare il ripetersi di situazioni di disagio, l’azienda sanitaria ha annunciato che a breve riattiverà anche il servizio mattutino (per ora solo pomeridiano) per l’effettuazione dei test nell’ambulatorio dello stadio Adriatico, aperto da ottobre 2020. Ieri il personale Asl ha eseguito 260 tamponi nella sede provvisoria dell’ex pronto soccorso e 200 allo stadio.
GENITORI DISORIENTATI In fila, davanti al vecchio pronto soccorso, c’erano genitori, studenti e docenti dell’istituto tecnico Acerbo di Pescara (3 prof contagiati) e del plesso De Zelis del comprensivo Troiano Delfico (un contagio tra il personale Ata) di Montesilvano che hanno lamentato la «confusione che regna nell’applicazione e la comprensione delle nuove normative anti Covid», «disorientati per la mancanza di una chiara informazione sull’organizzazione di questa nuova ondata».
LA PRASSI Sono le scuole che, in caso di contagio, allertano l’unità di Igiene ed epidemiologia della Asl. Il personale Asl informa i medici e pediatri di famiglia sui casi pervenuti e programma gli appuntamenti per i tamponi.
LE PROTESTE «A noi della Delfico hanno fissato a tutti l’appuntamento alle 10.30 come se fosse possibile tamponare tutti insieme» attaccano dopo due ore di attesa i coniugi Gabriele Mingione e Monica Trave, di Montesilvano, genitori di una bimba di 4 anni «noi siamo vaccinati, oggi abbiamo chiesto un permesso di lavoro per essere qui. Nostra figlia ha già fatto un test, risultato negativo, mercoledì della scorsa settimana. Ha pure il Green pass. Potevamo uscire di casa nel fine settimana, invece ci hanno detto di stare in quarantena. Perché?». Intanto, la piccola si gusta il lecca lecca donatole dal medico che le ha fatto il tampone. Un’ora e mezza di attesa per sei studentesse del quinto anno dell’Acerbo. «Venerdì scorso, a scuola, alle 11, ci hanno detto di tornare a casa» raccontano Rebecca D’Agostino, Giulia Epifani, Wanwisa Khongkhahan, Noemi Catena, Giulia Di Fabio e Michela Finocchio, tutte vaccinate, «in seguito abbiamo saputo dei prof contagiati. Sabato è stato drammatico riaccendere il computer per fare didattica a distanza. Oggi facciamo questo tampone e un altro fra 5 giorni. Da domani torniamo in Dad, questa situazione ci ha stancato perché ci stanno saltando interrogazioni e lezioni». Michela, guarita dal Covid dopo averlo contratto a giugno, durante una vacanza studio a Dubai con altri 200 compagni, consiglia ai ragazzi «di indossare sempre la mascherina e non di togliersela spesso». Carla C., docente di Economia aziendale all’Acerbo: «La scuola si è attivata subito e il medico di famiglia è stato sollecito nel comunicarmi giorno e ora del tampone» dice, intorno a mezzogiorno. Non è andata meglio alla collega, Laura M., prof di Matematica, che si è precipitata in ospedale dopo aver «saputo solo stamattina di dover fare il tampone».
MAMMA NO VAX Alexandra Lancia, madre di Chiara Felici, 19 anni, studentessa dell’Acerbo, è una convinta no vax: «Non siamo vaccinate e la recrudescenza di questi contagi, malgrado l’immunizzazione, ci dimostra che in due anni non è cambiato niente», commenta la signora reduce dalla manifestazione No pass di Firenze, «continuiamo a vivere nell’incertezza. Mia figlia, che ha bisogno del sostegno, ha sviluppato una serie di ansie, tornare in Dad per lei, che vuole socializzare, sarebbe un incubo. E dopo questo tampone potrà tornare a scuola?».
CONFUSIONE E INCERTEZZA Maurizio Errico, guardia giurata di Montesilvano, aspetta in fila con la moglie, la cognata e i tre loro figli di 3 e 4 anni che frequentano la Delfico: «Da una decina di giorni i bambini stanno a casa, con tutte le conseguenze per noi genitori che lavoriamo. Restiamo in attesa dell’esito del test, domani (oggi), poi non sappiamo se farli tornare a scuola oppure no, se ora siamo in regime di quarantena o no. C’è tanta confusione, la gestione di questa situazione è preoccupante, non si sa chi deve fare cosa». Un’altra mamma della Delfico, Claudia C., riferisce che sua figlia di 4 anni ha «fatto due tamponi, entrambi negativi. Ma la quarantena per la classe è scattata dopo il primo tampone negativo. Non ci capiamo più niente». «Peggio di quando eravamo in piena emergenza» le fa eco un’altra mamma, Michela D.T. «le norme non sono chiare».