Omicidio Crox, l’appello il 10 novembre

6 Settembre 2025

Le difese del primo imputato puntano a una riduzione della pena, quelle del secondo all’assoluzione: colpi non mortali

PESCARA. È stata fissata al 10 novembre prossimo la discussione, davanti alla Corte d’Appello dei minori dell’Aquila, del ricorso presentato dai legali dei due minorenni condannati in primo grado per l’uccisione di Christofer Thomas Luciani, 16 anni, accoltellato 25 volte il 23 giugno dello scorso anno nel parco Baden Powell di Pescara.

Un delitto aggravato dalla crudeltà e da motivi abietti e futili: due aspetti sui quali si incentrerà la discussione. Un ricorso che non si gioca sulle accertate responsabilità dei due imputati, ma sulla esclusione delle aggravanti che porterebbero a una importante riduzione della pena. Il primo che diede il via a quella “mattanza”, quello più gravato in quanto, secondo l’autopsia, sarebbero state le prime coltellate inferte al povero Crox (come veniva chiamato dagli amici) a determinarne la morte, è stato condannato, con la riduzione di un terzo della pena per la scelta del rito abbreviato, a 19 anni, 4 mesi e 10 giorni. Il secondo (figlio di un carabiniere, il primo è figlio di una avvocatessa), che ricevette il coltello dall’amico per continuare quel massacro, è stato condannato a 16 anni. Alla base di quel delitto un debito della vittima di 70 euro per del “fumo” che avrebbe dovuto procurare a uno dei due assassini e che non gli portò mai dopo aver intascato quei soldi. Di qui la lezione che il primo accoltellatore avrebbe voluto infliggere a Crox. Adesso gli avvocati Massimo Galasso e Roberto Mariani per il primo accoltellatore, e i colleghi Italo Colaneri e Giancarlo Corsetti, difensori del secondo imputato, dovranno cercare di portare a casa una riduzione della pena, discutendo sulla sussistenza o meno delle aggravanti che hanno fatto salire gli anni inflitti ai due dalla giudice Cecilia Angrisano (presidente del tribunale minorile aquilano), partita da una pena di 24 anni: pena prossima al massimo edittale, contestato nel ricorso dai difensori.

Per la posizione del figlio dell’avvocatessa, Galasso e Mariani cercheranno di portare in evidenza le patologie del loro assistito, anche se la perizia psichiatrica ha stabilito che l’imputato, al momento dei fatti, fosse capace di intendere e di volere. Per i due difensori, «le modalità dell’azione, il carattere dell’imputato afflitto da grave patologia, la sua condotta di vita sempre corretta fino a tale momento, la condotta susseguente al reato, con la confessione e il riconoscimento dell'azione delittuosa, la richiesta di celere definizione con il rito abbreviato, sono tutti elementi che fanno ritenere la pena da applicarsi nei limiti del minimo edittale».

I difensori del secondo accoltellatore (Colaneri e Corsetti), nel loro ricorso hanno sostenuto e richiesto l’assoluzione per il loro assistito per non aver commesso il fatto, e questo sulla scorta dell’autopsia che accertò che furono le coltellate inflitte dal primo accoltellatore a causare la morte di Crox. In subordine, i difensori chiedono la cancellazione delle aggravanti e un drastico ridimensionamento della pena.