Omicidio Jennifer Sterlecchini, il fratello Jonathan sulle scuse di Troilo: «Il nostro perdono non ci sarà mai»

23 Novembre 2025

L’intervista all’uomo: «Che senso ha toccare quel pezzo di carta? I sentimenti di rabbia restano sempre». E la mamma Fabiola Bacci aggiunge: «Lettera inutile e falsa»

PESCARA. Le scuse in una lettera, a distanza di nove interminabili anni, sono come una doccia d’acqua gelida, ma non servono a placare la rabbia di una madre, costretta a sentire le urla della figlia senza poter frenare in tempo l’ira dell’omicida. Fabiola Bacci, mamma di Jennifer Sterlecchini, uccisa a 26 anni dall’ex fidanzato Davide Troilo, non accetta tutto questo. Il messaggio ricevuto da chi, il 2 dicembre del 2016 ha sferrato 17 coltellate alla figlia, non fa che rimarcare nuovamente la crudeltà di un gesto terribile e di una violenza ingiustificabile. Mamma Fabiola, quel giorno di nove anni fa, era a pochi metri di distanza dal luogo del delitto, in via Acquatorbida. Jennifer stava riprendendo alcune delle sue cose lasciate nella casa, condivisa con Troilo.

Lui chiuse a chiave la porta, mentre la madre di lei era fuori ad attenderla. «Per tre gradi di giudizio l’assassino di mia figlia ha sempre dichiarato di non sapere le ragioni che lo avevano spinto a togliere la vita alla sua ex compagna e ora, guarda caso, ha recuperato la memoria? È una ridicola lettera di scuse, soprattutto quando dice che può capire cosa significa stare lontano dalla famiglia e che si sente una m... per quello che ha fatto», ha dichiarato all’Ansa Fabiola Bacci. «Ma questa affermazione suona come l’ennesima beffa ed è come dare ancora vigore a quel dolore lancinante che provo ogni giorno». Quasi schifato dall’ultimo gesto di Davide Troilo anche Jonathan Sterlecchini, fratello maggiore di Jennifer. Ecco cosa dice.

Qual è stato il suo primo pensiero quando è arrivata la lettera?

«Mi faceva senso toccarla, scartare la busta e prendere in mano quel pezzo di carta...non so se mi spiego. Pensare di avere qualcosa di lui, dell’omicida di mia sorella, mi ha fatto schifo. Questa è la verità».

E quando ha letto le sue sensazioni sono cambiate?

«No. Quelle parole non hanno aggiunto nulla. Penso che sia stata una grandissima buffonata. Un pezzo di carta inutile. Può affermare qualsiasi cosa, ma non lo perdoneremo mai».

Perché, secondo lei, ha deciso di contattarvi, a distanza di nove anni dall’omicidio?

«Non so, forse per tentare una maschera. L’unica spiegazione possibile potrebbe derivare dalla paura di affrontare, una volta uscito, la vita reale. Sa di essere odiato e teme il confronto. Ha capito cosa intendo? E così ha provato a scrivere il suo perdono, dopo tutti questi anni di silenzio e indifferenza. Probabilmente crede di essere salvato, seppur in parte, agli occhi della pubblica opinione».

Eppure i tempi sono ancora lunghi, considerando i 30 anni...

«Non troppi in fin dei conti, purtroppo...Poi con la giustizia non si sa mai cosa può accadere».

Ha letto la lettera assieme a sua madre?

«In realtà l’ho letta prima di lei. (Abitiamo nella stessa palazzina). Non è stato facile dirle: “Mamma, ci ha scritto Troilo”. È passato circa un mese, ma la notizia è uscita fuori dopo aver consultato e ascoltato i suggerimenti del nostro legale».

Cosa significa per lei cercare di andare avanti?

«I sentimenti di rabbia non svaniranno mai. Credo, però, che abbiamo una responsabilità nel continuare a testimoniare. È importante non distogliere l’attenzione nei confronti di fatti così atroci».

Parteciperà a iniziative particolari in occasione della Giornata contro la violenza?

«Martedì sarò in un istituto di Chieti, per non dimenticare e sensibilizzare i ragazzi. So che in questi casi tendiamo a ripetere sempre le stesse cose, ma i messaggi da lanciare restano forti e vanno urlati».

@RIPRODUZIONE RISERVATA