Omicidio Neri, caso archiviato «Niente prove contro i 4 indagati»

Sott’accusa erano finiti i fratelli Junior e Yordan Insolia, Vincenzo Innaro e Christian Di Tella Il gip: «Le indagini, pur facendo emergere sospetti, non permettono di identificare i responsabili»
PESCARA. «Nessun addebito di responsabilità può muoversi nei confronti degli indagati: le risultanze dell’attività d’indagine, pur facendo emergere sospetti, non permettono di identificare i malfattori che realizzavano l’omicidio di Alessandro Neri». Scrive così il gip Nicola Colantonio accogliendo la richiesta di archiviazione del pm Luca Sciarretta per i quattro pescaresi che nel tempo sono stati iscritti sul registro degli indagati con l'ipotesi di omicidio e sequestro di persona, e cioè del 28enne residente a Villa Raspa di Spoltore.
L’archiviazione firmata dal giudice riguarda i fratelli Insolia, Junior e Yordan, Vincenzo Innaro e Christian Di Tella.
L’OMICIDIO Neri usciva di casa il 5 marzo del 2018, portandosi dietro diecimila euro in contanti, senza farvi più rientro. Il 7 marzo i familiari ne segnalavano la scomparsa facendo scattare le indagini: il corpo di Alessandro, raggiunto e ucciso da due colpi di pistola 7,65, venne ritrovato l’8 marzo vicino al torrente di Fosso Vallelunga.
LE INDAGINI Le indagini presero subito due direzioni: una che riguardava eventuali problematiche familiari, l'altra relativa alle sue relazioni amicali e professionali. «Gli accertamenti economici e relazionali effettuati in ambito familiare», scrive il giudice, «davano esito negativo, mentre le indagini inerenti alle amicizie e alle frequentazioni della vittima palesavano che il Neri, da tempo, aveva stretto rapporti privilegiati con soggetti che erano soliti effettuare traffici illeciti di sostanze stupefacenti».
LA PISTA DELLA DROGA E allora gli sforzi investigativi vennero indirizzati su questo secondo versante, ipotizzando che l'omicidio fosse scaturito per interessi economici connessi allo spaccio. «Per tale motivo venivano monitorati i rapporti tra la vittima e i fratelli Insolia, soggetti che erano soliti gestire il traffico di svariati quantitativi di sostanze droganti». Iniziò una massiccia attività di ascolto dalla quale emerse peraltro che Alessandro e Junior Insolia avevano acquistato, poche settimane prima dell’omicidio, un'arma che era detenuta illegalmente da Insolia. Le scrupolose indagini della procura, condotte dai carabinieri e nell’ultimo periodo in particolare da militari del Ros, avrebbero portato ad acquisire diversi elementi indiziari su alcuni personaggi della malavita pescarese, anche grazie, soprattutto, alle intercettazioni ambientali e telefoniche e alle indiscrezioni che le donne dei sospettati e non solo facevano emergere dalle loro conversazioni. Una indagine a tappeto che ha prodotto solo l’apertura di altri filoni di inchiesta su traffici di droga che portarono anche all’emissione di una misura cautelare.
PARLA INSOLIA «In sede di interrogatorio», scrive ancora il gip, «Insolia Junior rendeva dichiarazioni che inducevano a sospettare del coinvolgimento nell’omicidio da parte di altre persone». Insolia sosteneva che i soggetti da lui indicati «comunque erano a conoscenza delle vicende e dei rapporti interpersonali che avevano determinato l’omicidio: tuttavia, le attività di intercettazione dei colloqui dei soggetti sospettati non davano riscontro alcuno alle dette propalazioni rese dall'Insolia». Gli investigatori avrebbero sentito anche un ex collaboratore di giustizia che riferì di aver appreso notizie sulla morte di Neri da una terza persona (non indagata): anche qui le intercettazioni non portarono a nulla, anche se questa persona legava l’uccisione di Neri al mancato pagamento di debiti per la fornitura di una grossa partita di droga. Ma anche qui, nessun riscontro.
NESSUN RESPONSABILE «Deve ritenersi», scrive il pm al gip nel chiedere l'archiviazione, «che gli accertamenti compiuti in oltre quattro anni di indagini e l'enorme mole di elementi acquisiti non consentono di ascrivere la responsabilità dell’omicidio volontario di Alessandro Neri ad alcuno dei soggetti indagati».
DI TELLA E L’AUDI E quanto a Di Tella, coinvolto per la disponibilità di un’auto sospetta, la procura afferma: «Si evince che gli elementi indiziari acquisiti su Di Tella non appaiono gravi, precisi e concordanti e ciò vale innanzitutto per l’autovettura Audi A6 in uso a Di Tella, che non è possibile ricondurre con certezza né all’autovettura alla quale si riferisce la persona informata sui fatti, né all'autovettura (per vero molto somigliante) ripresa il 5 marzo 2018 dalle telecamere installate nel centro della città di Pescara (in relazione alle indagini sulla Fiat 500 di Neri parcheggiata in pieno centro a Pescara ndr)». Così come dal telefono di Di Tella «non sono emersi elementi idonei a localizzare con certezza l’indagato sui luoghi del commesso omicidio, anziché all’interno della propria abitazione».
L’ARCHIVIAZIONE Per il momento, dunque, il fascicolo sull’omicidio di Nerino, come veniva chiamata la vittima dagli amici, si chiude con un’archiviazione. Ma le indagini possono sempre venire riaperte se emergerà anche un solo elemento nuovo: e su questo spera ancora la mamma di Alessandro.