Ortu: «Un consiglio? Riposo in poltrona e niente panico» 

Il presidente dei medici di base aquilani mette in guardia dalla psicosi e invita al massimo rispetto delle regole

L’AQUILA. Basta un accenno di tosse, l’insorgere di una linea di febbre e scatta la psicosi. Con i pazienti che, troppo spesso, si recano dritti al pronto soccorso, contravvenendo ad ogni indicazione per contenere la diffusione del Covid-19, e saltando il passaggio fondamentale: la consulenza telefonica con il medico di famiglia. «Il primo filtro, il regista della salute», lo definisce Maurizio Ortu, presidente dell’Ordine dei medici della provincia dell’Aquila, che, in una fase così delicata, invita «al massimo rispetto delle regole».
Qual è, ad oggi, la situazione che vivono i medici di famiglia in relazione al diffondersi del coronavirus?
«Il carico di lavoro e le difficoltà di gestione dei pazienti, per medici di base e pediatri, sono decisamente aumentati in questo periodo. La risposta professionale all’emergenza è stata immediata e valida ma, nonostante le regole sanitarie e i dettami imposti dal Governo per limitare il propagarsi del virus, ancora troppi pazienti bypassano la figura centrale nella valutazione del quadro clinico, il medico di base».
Colpa di una psicosi dilagante?
«Senza dubbio la paura di contrarre il coronavirus gioca un ruolo importante, ma non giustifica comportamenti che vanno oltre gli steccati imposti per limitare il contagio. Capita, spesso, che i pazienti si rechino spontaneamente al pronto soccorso, senza alcun motivo e senza essere filtrati dal medico curante. È la cosa peggiore che si possa fare. Esiste un iter ben definito da seguire: contattare, telefonicamente, il proprio medico che, al minimo sospetto di contagio da coronavirus, allerta il 118 che provvede alle valutazioni del quadro clinico e all’eventuale trasporto in ospedale. Un passaggio che deve avvenire sempre, anche per prescrizioni di visite specialistiche e interventi specifici, e che si rende necessario in questo frangente di massima allerta».
I medici di famiglia in Abruzzo sono sotto organico. Come stanno rispondendo all’emergenza sanitaria?
«Sono subissati di telefonate per informazioni e richieste di ogni genere. La mole di lavoro è enorme: in provincia dell’Aquila abbiamo appena 250 medici di base che gestiscono un territorio vastissimo. In queste condizioni, e con l’esigenza di “mantenere le distanze”, non è semplice. Dallo scorso anno all’Aquila è stato istituito il corso triennale post laurea per la formazione dei medici di famiglia, con sede proprio all’Ordine dei medici».
Il consiglio da dare alla popolazione.
«Alle prime avvisaglie, non recarsi nello studio del medico curante, ma avvisarlo telefonicamente, in quanto è necessario ridurre ogni tipo di contatto. Per la prescrizione di medicine o altro tipo di prestazioni, si ricordano alcune precauzioni di base: lavarsi le mani, quando si entra dal medico, e mantenere una distanza di un metro e mezzo».
I sintomi che fanno scattare il campanello d'allarme?
«Tosse secca, difficoltà respiratorie e insorgere della febbre. L’incubazione del virus varia da sei a dieci giorni, ma altri indicatori importanti sono il contatto con soggetti contagiati o la presenza di una sintomatologia evidente. In tal caso, è opportuno avvertire subito i sanitari. I soggetti più a rischio sono immunodepressi, bronchitici cronici e cardiopatici, ma in Abruzzo abbiamo ottimi reparti di malattie infettive».
Come comportarsi, in questo periodo, per limitare i rischi?
«Stare in casa il più possibile e non frequentare i luoghi affollati. Consiglio il riposo in poltrona: anche questo è godersi la vita».
©RIPRODUZIONE RISERVATA