Palazzo storico in centro a Pescara, ora c’è un’inchiesta penale: sotto accusa la vendita e i lavori

Aperto un fascicolo sull’operazione immobiliare da 1,3 milioni tra Provincia e Gestioni Culturali. Si indaga sul vincolo storico e anche sulla sopraelevazione di un piano senza tutti i permessi
PESCARA. C’è un’inchiesta penale, oltre al contenzioso amministrativo davanti al Consiglio di Stato, sulla vicenda della compravendita e sull’ampliamento della palazzina storica di via Cesare Battisti, “ex Istituto Elaiotecnica”, divenuta sede dell’Isia (Istituto superiore per le industrie artistiche) del ministero dell’Università.
La palazzina, di proprietà della Provincia, fu ceduta nel 2018 alla società Gestioni Culturali srl, controllata dalla Fondazione PescarAbruzzo del presidente Nicola Mattoscio, che versò un milione e 300mila euro (unica offerta presentata che andò quindi a buon fine) per quella dimora storica che però non poteva essere venduta perché su di essa, adesso, insiste un vincolo culturale. Quindi, la procura della Repubblica di Pescara vuole vederci chiaro su quella compravendita, ma anche su come, poi, è stato autorizzato quel piano in più, realizzato dalla nuova proprietà.
Il fascicolo è nelle mani del pm Luca Sciarretta e al momento è contro ignoti: la magistratura sta lavorando per acquisire tutta la documentazione necessaria a stabilire se siano state commesse irregolarità e fino a che punto. Si parla, al momento, di omissioni di atti d’ufficio come reato: ma sembra una ipotesi di partenza.
La procura vuole ricostruire tutta la vicenda accertando se la Provincia, il Comune di Pescara e anche la Regione Abruzzo abbiano fatto tutto quanto in loro potere nell’iter che portò alla vendita dell’immobile sul quale, anche se in ritardo, la Soprintendenza ha riconosciuto un «vincolo culturale» che pesa come un macigno su tutta l’operazione portata a termine.
La Provincia, prima di vendere, chiese alla Soprintendenza di esprimersi sulla presenza o meno di un vincolo storico su quell’immobile: risposta che, però, sarebbe arrivata in ritardo, cioè dopo la transazione tra la Provincia e la Gestioni Culturali. Fra queste verifiche, c’è anche quella sul permesso a costruire rilasciato dal Comune per costruire un piano in più. Sta di fatto che tutta l’operazione si sarebbe basata su una serie di errori piuttosto grossolani che hanno portato alla vendita dell’immobile, ma anche a farlo crescere di un piano: forse un “abuso legalizzato” perché la Gestioni Culturali di Mattoscio quel permesso comunque lo ottenne.
Ma c’è di più. Lo stesso pm Sciarretta aveva già trattato la questione della vendita dell’immobile con un’inchiesta arrivata all’emissione di un decreto penale di condanna. Imputato era ed è Vincenzo Zanzarella, dirigente ad interim del settore 1 della Provincia di Pescara, accusato di aver alienato o messo in vendita (articolo 518 novies) beni culturali senza la dovuta autorizzazione. Nel capo di imputazione, il pm sintetizza i passaggi salienti dell’operazione partendo dalla determina del 19 settembre 2018 con la quale la Provincia deliberò di avviare la procedura per l’alienazione dell’immobile mediante asta pubblica; poi la determina del 25 ottobre 2018 con la quale veniva deliberata l’approvazione del verbale di gara e di aggiudicare l’asta alla Gestioni Culturali; infine, il rogito notarile di compravendita del 27 dicembre 2018 per la cifra di 1.311.000 euro: «Contratto di compravendita», scrive la procura, «da considerarsi nullo, in quanto avente ad oggetto un bene inalienabile o comunque alienabile soltanto a seguito del rilascio di preventiva autorizzazione ministeriale».
Quindi, una situazione nota alla Provincia e un po’ a tutti, anche a chi poi ha rilasciato il permesso a costruire per un piano in più. Quel decreto penale è stato però opposto dal dirigente finito sotto inchiesta e, quindi, il prossimo settembre ci sarà l’udienza davanti al giudice monocratico De Lutis.