Paolucci a Chiodi: pronti al dialogo contro la crisi

PESCARA. L’auditorium Flaiano è troppo grande per il nuovo Pd abruzzese, ma c’è animazione tra le tante poltrone vuote di questa prima assemblea regionale postcongresso, e c’è forse l’idea che si sia all’inizio di una stagione politica decisiva. Il Pd proclama finalmente il suo segretario (un Silvio Paolucci in camicia candida e cravatta viola). E ascolta con una sorta di perplessa ammirazione la relazione anticipata da uno stampato molto bocconiano (è lì che Paolucci si è laureato) ricca di grafici, istogrammi, diagrammi di flusso, numeri, tabelle. Poi elegge il presidente dell’assemblea (la giovane ginobliana Manola Di Pasquale, avvocato, già segretaria della Margherita di Teramo).

È questo il partito abruzzese che vuole il nuovo segretario: un partito giovane, postideologico, che fa analisi e proposte. Forse ancora troppo liquido e del quale va testata la tenuta dell’accordo che ha permesso di eleggere le due cariche dirigenti: ai bersaniani la segreteria, ai franceschiniani la presidenza.

Nel grande atrio dell’auditorium c’è tutto o quasi il partito che conta. C’è Donato Di Matteo appena rientrato da Campobasso dove ha assistito alla prima uscita pubblica dell’ex segretario Luciano D’Alfonso (e da lì s’è riportato a casa un ottimo caciocavallo). Ci sono i senatori Giovanni Legnini e Luigi Lusi, i consiglieri regionali Marinella Sclocco, Giuseppe Di Pangrazio, Claudio Ruffini, Camillo D’Alessandro, l’ex presidente del consiglio regionale Marino Roselli, il deputato Tommaso Ginoble e via elencando. È assente Franco Marini.

Presente invece in folta delegazione il centrodestra, con il governatore Gianni Chiodi, il senatore Fabrizio Di Stefano, il capogruppo Pdl in Consiglio Gianfranco Giuliante, il presidente Nazario Pagano, i presidenti delle province di Pescara e di Chieti Guerino Testa e Enrico Di Giuseppantonio. Una delegazione autorevole alla quale Chiodi ha dato sostanza politica: «Dobbiamo trovare un punto di convergenza nella strategia di governo della regione», ha detto, perché le condizioni dell’Abruzzo impongono «un confronto alto tra partiti e persone smorzando certi toni apocalittici».

Paolucci si è detto «pronto e determinato ad affiancare il governo regionale in un’azione adeguata alla nostra crisi presso il governo nazionale». Ma a patto, ha aggiunto Paolucci, che il governo regionale abbia «una reazione adeguata» a misure che il Pd critica, come «la cancellazione da parte del Cipe del finanziamento dei progetti strategici infrastrutturali».