Parruti: il long Covid può durare anche 3 anni

Sono i 30enni e i 60enni i più colpiti dall’emergenza post virus
Da tre anni presenta sintomi legati al post-Covid: addormentamento degli arti, movimenti incontrollati delle fasce muscolari, debolezza e cefalea. Esattamente da maggio 2020, quando ha contratto il virus. È uno dei pazienti del reparto long Covid di Pescara, dove sono sotto terapia decine e decine di persone guarite dalla malattia, contratta non necessariamente in forma grave. Ma che continuano a presentare disturbi che possono durare mesi, se non anni. Ne abbiamo parlato con il professor Giustino Parruti, direttore dell'Unità operativa complessa di malattie infettive dell'ospedale Santo Spirito di Pescara per capire quali sono i sintomi più frequenti e quando è importante rivolgersi al medico.
Professor Parruti, il long Covid è il problema più grande in questa fase. Quanti pazienti ne soffrono?
Una fetta importante della popolazione lamenta sintomi significativi dopo aver contratto la malattia o dopo il vaccino. Il tempo necessario per riprendersi dalla infezione da Covid è differente da persona a persona: la maggior parte recupera completamente entro due mesi, ma alcuni disturbi e manifestazioni cliniche possono durare più a lungo. In questo caso, si dice che le persone soffrono di long Covid, termine inglese che viene comunemente utilizzato per indicare l'insieme delle manifestazioni cliniche che permangono dopo l'infezione. Qual è la fascia di età più colpita?
Al momento, risulta quella tra i 30-35 anni e i 60-65, in cui più frequentemente si determina un persistente incremento della risposta di tipo allergenico: abbiamo riscontrato segni di allergizzazione nel 55% dei pazienti che hanno sintomi da long Covid.
Per quanto tempo possono protrarsi questi disturbi?
Abbiamo un paziente abruzzese che presenta da tre anni parestesie, contrazioni spontanee delle fasce muscolari, astenia e cefalea prolungata.
La sintomatologia, che può durare mesi, riguarda prevalentemente queste problematiche unite ad aritmie cardiache, insufficienza respiratoria e deficit di memoria importanti. In qualche caso, accompagnate da febbre intermittente e manifestazioni dermatologiche che derivano dall'immunoattivazione, una risposta spontanea ed esagerata del corpo al virus. I sintomi più comuni sono stanchezza o affaticamento, fiato corto, disfunzione cognitiva, dolore al petto, mal di testa, palpitazioni e battito irregolare, depressione o ansia, che peggiorano dopo attività fisiche o mentali.
Esistono altre problematiche specifiche?
Sì, nella donne si riscontra di frequente una tosse persistente legata ad un fattore, la presenza di un fungo, l'aspergillo, nei polmoni. La possibilità che i sintomi durino nel tempo non sembra essere direttamente proporzionale a quanto si è stati male durante l'infezione: può anche succedere che persone che hanno avuto una forma lieve di Covid-19 possano sviluppare problemi a lungo termine. In generale, le donne al disotto dei 60 anni di età sembrano avere il doppio delle probabilità di manifestare il long Covid rispetto agli uomini, successivamente il livello di rischio diventa simile tra i due sessi. I sintomi si presentano solitamente dopo 10-15 giorni dalla guarigione.
Altri fattori di rischio per lo sviluppo del long Covid sono l'età avanzata e il sovrappeso, indicato da un indice di massa corporea più alto del normale.
Quando ci si deve preoccupare?
In questo momento il virus circola meno e la copertura immunitaria è buona, anche se va mantenuta. Ad un anno e mezzo dall'ultimo vaccino o dall'esposizione al virus, va effettuato il richiamo. Chi, invece, manifesta dei sintomi legati al long Covid deve contattare i reparti presenti in tutte le Asl, dove verrà effettuato un check up completo e applicato, se necessario, il protocollo che abbiamo messo a punto. I pazienti vengono seguiti per tutto il decorso della malattia, fino alla completa sparizione dei disturbi.
In tanti pazienti sono stati riscontrati problemi cardiaci, dopo il Covid.
Al minimo accenno è opportuno sottoporsi ad una visita cardiologica, elettrocardiogramma ed ecocuore.
Si può procedere anche all'applicazione dell'holter per verificare il ritmo cardiaco. Nel caso venissero riscontarti problemi di qualsiasi tipo, viene prescritta la relativa terapia di intervento. Il cardiopalmo è un altro sintomo comune del long Covid, soprattutto in pazienti con fattori di rischio cardiovascolare o malattie cardiache concomitanti o pregresse. Questa manifestazione va indagata per verificare se l'infezione ha predisposto lo sviluppo di un'infiammazione del muscolo cardiaco, la miocardite essendo le cellule del miocardio un potenziale bersaglio del virus.
Com'è attualmente la situazione relativa al Covid?
Lo stato della pandemia non è azzerato, ma controllato. In altre parole, il virus non è scomparso, ma in Italia come in altri Stati ha un impatto clinico minore in quanto, tra vaccinazione e circolazione pregressa, la copertura immunitaria, al momento, è buona. I pazienti a rischio sono gli ultraottantenni con patologie concomitanti, che devono sottoporsi precocemente al test del Covid e, se malati, procedere all'assunzione degli antivirali per ridurre il rischio di mortalità, che è ancora venti volte più alto di quello dell'influenza.
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