Patto d’argilla prof-sindaco Esami venduti a zero euro

9 Marzo 2014

Scienze manageriali, il primo cittadino di Manfredonia non pagò i soldi promessi Panzone al telefono: «Da me prende l’impossibile gratis e poi si comporta così...»

PESCARA. Il patto d’argilla che Luigi Panzone, prof universitario con il culto dei soldi, stringe con Angelo Riccardi, sindaco di Manfredonia impegnato a imboccare scorciatoie nel proprio corso di studi, rivela la propria fragilità al momento di regolare i conti.

Per il prof associato di Tecniche bancarie della D’Annunzio, da mercoledì scorso ai domiciliari per falso e corruzione, la beffa è di non avere incassato nulla dei 50 mila euro promessi dal primo cittadino pugliese in cambio degli esami venduti a Scienze manageriali.

Panzone aveva ottenuto dal sindaco l’impegno a versare un finanziamento per l’acquisto della casa dove viveva la famiglia del docente, messa all’asta e già aggiudicata. L’accordo, formalizzato in due scritture private non firmate però da entrambe le parti e sequestrate dalla Digos sia nell’abitazione di Panzone sia in quella di Riccardi, prevedeva l’impegno di Riccardi a comprare l’immobile anticipandone il prezzo per poi cederlo entro i successivi 18 mesi alla convivente del prof, ricevendo in cambio dal docente la restituzione di 350 mila euro attraverso il pagamento del le rate del mutuo ipotecario sottoscritto dal sindaco.

A Panzone, protestato con le banche, i 50 mila euro iniziali servono per bloccare l’immobile all’atto del preliminare. Ed è quella la cifra sulla quale viene stretto l’accordo tra il prof che ha necessità di contanti e il sindaco che vuole passare gli esami rapidamente e con facilità (ne risultano 5 in 15 giorni nel giugno 2012). Un patto che si rivela d’argilla. Eppure, Panzone, nelle telefonate intercettate dalla Digos, rassicura più volte la sua convivente parlando di Riccardi.

Dice il prof: «Volevo dirti che Angelo mi ha detto: “Grazie molto per quello che fai per me”. E’ una persona che ha la spina dorsale molto dritta, eh!». Eloquente il commento del gip Luca De Ninis: «Paradossale - rimarchevolmente significativo della sua negativa personalità - appare il senso morale dell’imputato che emerge da tale conversazione, con l’impiego di una metafora di sapore beffardamente “etico” (la schiena dritta), divenuta quasi un luogo comune».

Ma quando Riccardi, ottenuto il superamento degli esami, decide di non tenere fede alla promessa di finanziamento, si scatena l’ira di Panzone. Una serie di telefonate e di messaggi intercettati documentano da una parte le forti pressioni esercitate dal prof per indurre il sindaco a onorare l’impegno assunto, dall’altra l’esistenza, secondo il gip, del pactum sceleris tra corrotto e corruttore: «Perché non è un comportamento da tenere davanti a una situazione così grave», esclama Panzone parlando con la compagna, «Da me prende l’impossibile gratis e poi si comporta così...questa volta, per lui è la morte, è la morte».

Dopo le insistenze del docente, i due si incontrano a Manfredonia e il sindaco rinnova la promessa di un finanziamento di 50 mila euro, giustificando le difficoltà con il fatto di avere il conto cointestato con la moglie, che era però contraria all’operazione. E infatti i 50 mila euro promessi, di fatto, non arrivano mai.

Per il codice non cambia nulla: il reato di corruzione si perfeziona con la corresponsione al pubblico ufficiale di denaro o oltra utilità (la cosiddetta dazione) o con l’accettazione da parte sua della relativa promessa. Come nel caso di Panzone.

©RIPRODUZIONE RISERVATA