Penne, dopo il tribunale sparisce il giudice di pace

Proposta del Pdl contro i tagli del governo Monti: il Comune trovi i fondi per pagare i 120 mila euro necessari per la luce, il gas e le pulizie
PENNE. La nuova geografia giudiziaria disegnata dal governo Monti azzera gli uffici pennesi. In base all’ultimo decreto legislativo varato il 10 agosto dall’esecutivo tecnico, Penne perderà oltre al tribunale anche il giudice di pace. Dopo le consolanti indiscrezioni circolate nel mese di luglio, secondo le quali Penne avrebbe conservato il presidio della magistratura onoraria, per la città, patria del giureconsulto Luca da Penne, si profila all’orizzonte un triste destino. Nonostante i pareri delle commissioni Giustizia della Camera e del Senato, finalizzati a salvare i poli giudiziari più decentrati, saranno tagliati 31 tribunali e procure, 220 sezioni distaccate, tra le quali Penne e tutte le altre abruzzesi, e ben 667 uffici del giudice di Pace, tra cui Penne.
Per attuare la riforma elaborata dal ministro Paola Severino ci vorrà un anno, nel frattempo gli uffici soppressi continueranno a ospitare i processi. Anche se le premesse non sono buone, è notizia fondata che a seguito della pubblicazione del provvedimento legislativo a settembre sulla Gazzetta Ufficiale e la pubblicazione sul sito web del dicastero dell’elenco aggiornato delle sedi del giudice di pace soppresse, i Comuni interessati potranno, entro 60 giorni, chiedere il mantenimento dell’ufficio del giudice di Pace, accollandosi però tutte le spese di gestione (luce, gas, telefono e pulizie) tranne lo stipendio del giudice, come in verità già accade, con la differenza che finora sono stati rimborsati dal ministero.
La palla passa di nuovo in mano agli enti locali: se il Comune vuole conservare almeno questo presidio giudiziario deve trovare le risorse necessarie nel proprio bilancio.
«Penne non può perdere il polo giudiziario, sarebbe un grave errore, una macchia indelebile sulla storia della nostra città», sostiene il coordinatore cittadino del Pdl pennese, Antonio Baldacchini, per il quale la soluzione ci sarebbe. «I soldi in bilancio ci sono: la società Vestina Gas srl, di cui Penne è socio di maggioranza con il 57%, ha registrato nel 2011 un utile di 514.377 euro (293 mila euro in più rispetto al 2010), di cui 400 mila saranno distribuiti ai soci. Chiediamo, quindi, al sindaco Rocco D’Alfonso, di utilizzare i proventi della Vestina Gas per sostenere i costi per la gestione del presidio giudiziario pennese (servono circa 120 mila euro). Non ci sono alibi, in ballo c’è il futuro istituzionale della città. Il sindaco faccia subito la proposta in Consiglio comunale: il Pdl è pronto a sostenerla con vigore. Penne», conclude Baldacchini, «deve tornare a svolgere il suo ruolo di guida dell’area vestina».
Claudia Ficcaglia
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