Perseguita e minaccia la sua ex sotto casa e sul posto di lavoro

17 Ottobre 2020

La vita da incubo di una giovane madre pescarese dopo una relazione di quattro mesi con un 23enne  Lei ha raccontato tutto alla squadra mobile e il giudice ha imposto al ragazzo di tenersi lontano

PESCARA. Telefonate e messaggi a non finire, e poi ingiurie, minacce di morte, blitz improvvisi sotto casa e sul posto di lavoro, vessazioni continue. Dopo una relazione di quattro mesi con un 23enne di origine campana residente a Pescara, una giovane donna pescarese ha dovuto subire di tutto, dal suo ex. Lui le ha reso la vita un inferno, tant’è che è stato oggetto di due procedimenti penali, uno dei quali ha portato in passato a un primo divieto di avvicinamento alla parte offesa (ma poi è stato archiviato tutto), mentre l’altro è ancora in corso. E ora, nell’ambito di una terzo procedimento, il giudice per le indagini preliminari Nicola Colantonio ha deciso di impedire al giovane di frequentare i luoghi in cui vive, lavora e si svaga la sua ex, vietandogli di contattarla in qualsiasi modo. Il provvedimento gli è stato notificato dalla squadra mobile, diretta da Dante Cosentino, che ha indagato su di lui. Gli atti persecutori di cui deve rispondere (stalking) vanno avanti da tempo, come accertato dal personale della sezione della Mobile specializzata nella “violenza di genere”, coordinata da Angelo D’Onofrio. I due, e questo è un elemento che incide nella vicenda, hanno una bimba di due anni per cui il 23enne ha usato anche questo legame per prendersela con la sua ex, accusandola di non essere una buona madre e di non prendersi cura a sufficienza della bimba. Ma non c’è solo questo. Tra le accuse mosse alla malcapitata anche quella di intrattenere relazioni con altri uomini. E proprio per questi motivi le inviava messaggi pieni di odio e di minacce. I testi di questi messaggi raccontano molto della personalità del giovane, essendo offensivi e volgari oltre che minacciosi, efficacissimi per terrorizzare la malcapitata, nonostante che l’obiettivo apparente fosse quello di tornare insieme. Il 23enne scriveva, tra l’altro, «Devo farti piangere lacrime di sangue», «Sei morta», «Ti devo far uscire la m...a da tutte le parti», e poi ancora «tu sei solo un’infame», «lo fai con me e con chiunque altro», «gli assistenti sociali te la faranno pagare». E poi, in napoletano, come molti altri messaggi, aggiungeva «che t’aggia combinà». A nulla è servito cambiare numero, per la vittima, o mettere continuamente il telefono in modalità «non disturbare» perché il 23enne era assillante e l’ha cercata a ripetizione anche mentre la malcapitata era in questura e raccontava tutto ai poliziotti. Uno degli episodi clou è avvenuto il 3 settembre quando è stato necessario l’intervento della squadra volante perché il giovane ha avuto uno dei suoi exploit. Andando sotto casa della ex per controllarla ha visto due amici sul balcone, a fumare, e li ha invitati a scendere per un confronto fisico dopodiché la giovane lo ha raggiunto e ha provato a calmarlo ma è stata aggredita, si è vista tirare i capelli e strappare le chiavi dalle mani ed è stata spinta, tutto con il solito condimento di ingiurie e minacce.