Pescara al ballottaggio, Marco Alessandrini: "Segnali incoraggianti, la vittoria è vicina"

PESCARA. «È una corsa frenetica: ho mille appuntamenti, continuo a incontrare gente e non smetto mai di guardare l’orologio». L’intervista a Marco Alessandrini, 43 anni, candidato sindaco del Partito democratico, atteso domenica alla prova del ballottaggio, inizia con un’asserzione tra il serio e il faceto. Per non risparmiargli nessuna domanda, c’è stato bisogno di seguire il suo passo e mettersi in cammino, ieri mattina, lungo via D’Avalos. Tra una stretta di mano ai commercianti, la promessa di interventi pratici e gli inviti ad andare alle urne, lo sfidante che il 25 maggio scorso ha ottenuto la più alta percentuale di voti (43%) si lascia andare ad alcune considerazioni.

Alessandrini, come sta affrontando questo scorcio di campagna elettorale?

«Sono sereno perché intorno a me c’è un clima incoraggiante, anche se mantengo un profilo basso, perché so che le partite si giocano dal primo all’ultimo minuto. In questi giorni la mia agenda è ricca di impegni cadenzati, cerco di essere presente in ogni punto della città e continuare a ragionare con le varie categorie: commercianti, artigiani, mondo del volontariato e della scuola».

Che cosa le chiedono i cittadini?

«I pescaresi cercano aiuti per le piccole difficoltà quotidiane, dall’albero abbattuto alla buca o al marciapiede dissestato. C’è il problema del lavoro che si ripropone tra le diverse generazioni e quello delle barriere architettoniche. I disabili, in particolare, non sono solo un numero, ma un’espressione di dolore, poiché gli edifici pubblici non sono accessibili e si continua a parcheggiare davanti agli scivoli. Poi ci sono persone che propongono iniziative e soluzioni, ma la maggior parte desidera solo essere ascoltata. Il segreto sta nel sorriso: sono gratis e funzionano».

Cosa dice agli indecisi per convincerli a votare per lei?

«Spesso faccio questo sketch: fermo qualcuno per strada e gli chiedo se è di Pescara e se sa chi sono. Ogni volta capita che ci sia gente che non mi conosce o dice di non avermi mai visto. Allora mi presento ed espongo, brevemente, le mie priorità per il rilancio della città, dicendo loro che sarò il sindaco di tutti».

Quale sarà il suo primo provvedimento se dovesse diventare sindaco?

«Ho a cuore due questioni: l’eliminazione dei tornelli all’ingresso del Comune e un’operazione trasparenza sui conti pubblici. Il primo provvedimento sarà immediato, poiché è necessario recuperare una trama di fiducia tra cittadini e pubblica amministrazione. Sui conti abbiamo calcolato un ammanco di 30 milioni di euro tra il silenzio del sindaco uscente, che non ha risposto a una mia interrogazione urgente. Subito dopo disporrò una mappatura sull’accessibilità degli edifici pubblici».

Quali progetti salva dell’amministrazione Mascia?

«Non mi dispiace l’idea delle pedonalizzazioni, anche se alcune sono state improvvisate. Bene l’isola pedonale lungo via Battisti e via Firenze, è un errore chiudere al traffico corso Vittorio».

Nelle sue liste ci sono tanti giovani e donne. Quanto crede nell’apporto delle nuove energie?

«Nella composizione delle liste ho cercato di interpretare il desiderio di rinnovamento della gente. Nel Pd ci sono volti nuovi e freschi, ma di esperienza e competenza, poiché essere giovani non basta. Ho creduto anche nella doppia preferenza di genere e sono convinto che la sensibilità e la preparazione delle donne sarà fondamentale».

Pensa di prendersi una vacanza dopo il ballottaggio?

«Vacanza è una parola che non conosco. Temo e mi auguro che ci saranno pochi giorni di riposo nei prossimi cinque anni. Guidare una comunità è un onore e un onere, ma sono contento così».

Tra le sue passioni c’è anche la cucina. Se eletto metterà da parte i suoi interessi per dedicarsi a tempo pieno alla politica?

«Sul comodino ho l’autobiografia di Claudio Martelli che si intitola “Ricordati di vivere”. E’ una frase che sento mia, poiché credo che non bisogna mai perdere la propria umanità e coltivare le proprie passioni».

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