Pescara, aumentano crepe e cedimenti nelle palazzine a rischio crollo 

Residenti preoccupati per la situazione degli edifici di via Lago di Borgiano sgomberati il 5 luglio. Gli ex inquilini: «Non possiamo più entrare nelle abitazioni, ma tutte le nostre cose sono rimaste lì» 

PESCARA. Una crepa larga un paio di centimetri corre lungo tutto l’edificio di via Lago di Borgiano 22, dal piano terra al tetto. È uno dei tre palazzi dell’Ater, dove il 5 luglio scorso il Comune e la polizia municipale hanno sgomberato 83 famiglie residenti.
Gli inquilini ogni tanto tornano lì a vedere le loro case destinate ad essere abbattute. È quello che hanno fatto anche ieri Enzo Conicelli, sua moglie Maria Troiano e altri cittadini approfittando di un sopralluogo, l’ennesimo, del consigliere regionale Domenico Pettinari. E la prima cosa che hanno notato è quella crepa che, a loro dire, continua ad allargarsi a dismisura come un torrente in piena. «Quella crepa», dice Conicelli, «continua a peggiorare, si fa sempre più grande. La spaccatura era comparsa alcuni anni fa, ma allora non era in queste condizioni».

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La spaccatura profonda alimenta, tra gli inquilini e i residenti delle altre abitazioni di via Lago di Borgiano, un drammatico presagio. «Quei tre palazzi sgomberati», sostiene Conicelli, «stanno cedendo piano piano. Il mio palazzo, ad esempio, si è abbassato di cinque centimetri». E le crepe non sono l’unico segnale della pessima salute dei palazzi. «Le colonne al piano terra che sostengono l’edificio», fa notare l’inquilino, «si stanno sbriciolando». La base sembra divorata dall’umidità ed è visibile ad occhio nudo persino l’armatura del cemento armato. Ma i tre palazzi popolari sono tutt’altro che protetti. Si è provveduto a mettere una recinzione di plastica che, in diversi punti risulta divelta o, addirittura, inesistente. Chiunque, quindi, può sostare sotto gli edifici. I ragazzi del quartiere girano indisturbati in bicicletta nei cortili esterni. Non si sa quando l’Ater provvederà ad abbatterli.
Per il resto, i palazzi di via Lago di Borgiano ricordano in un certo senso Pompei. La situazione è rimasta cristallizzata al 5 luglio scorso, cioè al giorno dello sgombero. Alcune finestre sono rimaste spalancate, altre sono prive di infissi. Al primo piano del civico 14 sono rimaste addirittura le lenzuola stese fuori dal balcone.

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Gli ingressi delle abitazioni, invece, sono stati murati per evitare rischi di sciacallaggio. Ma questo ha creato altri disagi agli inquilini. «Dal 5 luglio non siamo più potuti entrare dentro casa», racconta Conicelli, «io ho lasciato all’interno il mio respiratore, indispensabile perché soffro di apnee notturne. Non mi hanno fatto prendere nemmeno quello». Così mobili, vestiti e, persino, alcuni medicinali sono rimasti in casa. «Non abbiamo potuto portarli via», afferma Maria Troiano, «perché non avevano un posto dove metterli. Avremmo dovuto prendere in affitto un garage». Ma per la famiglia Conicelli non sarebbe stato possibile. «Viviamo con una pensioncina di invalidità», rivela l’inquilino, «io non riesco a trovare lavoro. Ho due figli grandi a carico, uno di 34 e l’altro di 27 anni, entrambi senza un lavoro stabile. Mi avevano proposto l’assegnazione di una casa a Moscufo o a Spoltore, ma ho dovuto rifiutare perché mi hanno tolto la patente per il problema di salute e, quindi, non posso più guidare». Adesso, lui e la moglie vivono all’Hotel Holiday, insieme ad altre dieci famiglie, dove non mancano anche lì forti disagi. Disagi confermati anche da un’altra inquilina, Antonella Mancinelli. «Ci sono continui contrasti tra noi inquilini», avverte, «l’altro giorno avevo chiesto alla direzione dell’albergo un piatto di riso per mia moglie. Uno dei clienti ha protestato perché non lo davano anche a lui».
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