Pescara, De Cecco fa ricorso al Tar e ferma le demolizioni alle Paillotes

Il proprietario del noto locale impugna l’atto del Comune con cui è stato ordinato l’abbattimento di alcune opere

PESCARA. Tra Comune e De Cecco è di nuovo guerra aperta. Il proprietario di Les Paillotes, uno dei locali più «in» della riviera di Porta Nuova, ha presentato due ricorsi al Tar. Il primo per impugnare l’atto del Comune cui si dava alla società di De Cecco Portanuova entertainment, proprietaria del locale di piazza Le Laudi, tre mesi di tempo, a partire dal 30 gennaio scorso, per demolire le opere abusive, in esecuzione di una sentenza della Cassazione. De Cecco ha anche richiesto il risarcimento di tutti i danni subiti.

Il secondo ricorso, invece, è stato presentato contro Comune, ministero dei Beni architettonici e soprintendenza per i Beni architettonici, per contestare il provvedimento con cui è stata disposta la sospensione dell’iter procedimentale relativo alla richiesta di autorizzazione paesaggistica, presentata dalla Porta Nuova entertainment, unitamente alla richiesta di permesso per costruire. La giunta comunale ha già dato mandato alla propria Avvocatura di resistere in giudizio.

L’ordine di demolizione viene quindi congelato in attesa del pronunciamento del Tar.

Era stata la struttura tecnica del Comune, il 29 gennaio scorso, al termine della riunione di una conferenza di servizi, a decidere di ricorrere ad un’ordinanza per costringere De Cecco a demolire le opere abusive, cioè quelle che secondo i giudici, ostacolerebbero la visione del mare.

Le opere avrebbero dovuto essere abbattute già nel marzo dello scorso anno, cioè quando la Cassazione ha rigettato il ricorso dell’imprenditore De Cecco, condannato in secondo grado per «abusivismo edilizio» sulla spiaggia di Pescara. Ma nessuno è intervenuto per far rispettare la decisione dei giudici. Fino a gennaio scorso, quando si è svolta la conferenza di servizi, che ha definitivamente respinto le proposte di sanatoria presentate dal proprietario dell’immobile. Due, in realtà, sono stati i dispositivi che sono stati emanati. Il primo da parte dello Sportello unico antiabusivismo e condono; il secondo, dell’Ufficio demanio. Entrambi hanno dato 90 giorni di tempo al privato per ottemperare alla demolizione. «Trascorso tale termine senza riscontro», aveva dichiarato il 29 gennaio scorso l’assessore alla gestione del territorio Marcello Antonelli, «provvederà il Comune addebitando le relative spese al privato».

La società di De Cecco, ora, contesta la legittimità di questi provvedimenti per i seguenti motivi: «Incompetenza assoluta del Comune, violazione e falsa applicazione di alcune norme di legge, carenza di istruttoria, eccesso di potere, travisamento, ingiustizia manifesta».

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