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Pescara, il sindaco: fiume inquinato da scarichi di altri Comuni

Alessandrini scrive al direttore Arta Amicone per richiedere analisi fino a Popoli: «È possibile che a monte ci siano depuratori civili o industriali non funzionanti»

PESCARA. Il fiume e il mare di Pescara sarebbero fortemente inquinati da scarichi fognari di altri Comuni dell’entroterra. A sostenere ieri questa tesi è stato Marco Alessandrini, che ha deciso di scrivere una lettera al direttore dell’Arta Mario Amicone per richiedere le analisi su tutto il corso fluviale per individuare gli inquinatori. «Pescara non può più subire l’inquinamento che non produce», ha affermato il primo cittadino.

L’iniziativa del sindaco arriva a pochi giorni dal corteo di protesta organizzato dalla Confcommercio per lunedì mattina. Corteo che vedrà presente anche il Comune di Pescara.

Insomma, a detta del primo cittadino, non sarebbe Pescara responsabile dell’inquinamento del mare e del fiume. «I dati che derivano dal monitoraggio promosso dal Comune, in convenzione con la Capitaneria di porto e l’Arta», ha fatto presente Alessandrini, «mostrano in maniera inequivocabile che le acque del fiume Pescara che entrano in città presentano un livello di inquinamento microbiologico proveniente da monte».

Un inquinamento che continua ad essere molto elevato, come dimostrano le ultime analisi condotte dall’Arta su prelievi effettuati il 13 gennaio scorso. I risultati, per quanto riguarda il mare, hanno indicato livelli dei colibatteri oltre i limiti all’altezza di via Balilla e valori alle stelle lungo il fiume, più precisamente all’ingresso in città e alla foce. Il vice sindaco Enzo Del Vecchio ha annunciato, in proposito la scorsa settimana, che la prossima stagione balneare partirà, quasi certamente, con i divieti di balneazione a Pescara. Ma la responsabilità dell’inquinamento, a detta del sindaco, non sarebbe attribuibile a Pescara. «Per questo», ha detto il primo cittadino, «ho chiesto ad Amicone di avere i risultati analitici dei controlli effettuati sugli impianti di depurazione dei Comuni che immettono i propri reflui direttamente o indirettamente nel bacino fluviale del fiume Pescara, da Popoli alla foce, Pescara compresa, nonché di estendere il monitoraggio anche ai fossi che confluiscono nel fiume ricadenti nel territorio comunale».

Alessandrini spera, così, di individuare da dove proviene l’inquinamento. Il comandante della Direzione marittima Enrico Moretti, nei giorni scorsi, aveva rivelato che la guardia costiera ha scoperto 47 scarichi abusivi sul fiume e di averli segnalati ad Andrea Papalia, il pm che sta conducendo un’inchiesta sull’inquinamento del fiume. «Dai dati», ha osservato il sindaco, «risulta evidente che il problema è a monte. Infatti, i valori riscontrati alla nostra foce, pur restando molto al di sopra dei parametri di legge, sono inferiori rispetto a quelli rilevati oltre il depuratore da dove, secondo la convenzione, cominciano i prelievi fluviali per il monitoraggio».

«I dati sottolineano un altro aspetto», ha aggiunto Alessandrini, «il depuratore di Pescara funziona e finisce addirittura con l’alleggerire l’intensità dell’inquinamento delle acque fluviali in arrivo dall’entroterra». «Pescara, dunque», ha sottolineato il sindaco, «subisce un inquinamento che non produce e per questo sarà protagonista di ogni azione contro gli inquinatori». «È più che probabile», ha concluso, «che nel tratto di fiume a monte ci siano invece depuratori civili o industriali che non funzionano, ovvero che ci sia addirittura assenza di depuratori, oltre agli scarichi abusivi, come attesta anche il recente report commissionato dalla Regione all’università».

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