l'inchiesta

Pescara, in Venezuela dal 1952 ma incassano la pensione

Lei 91 anni, lui 84: la Procura li accusa di avere percepito 150mila euro non dovuti. La coppia verrà processata a ottobre. La difesa: ha agito in buona fede

PESCARA. All'anagrafe residenti in Italia ma di fatto emigrati in Venezuela da oltre 60 anni, avrebbero percepito indebitamente la pensione sociale dell'Inps per un importo complessivo di quasi 150mila euro. Protagonisti della vicenda sono due coniugi nati in Abruzzo, lui 84 anni e lei 91anni, che saranno processati dal tribunale collegiale di Pescara.

I due sono stati, infatti, rinviati a giudizio dal giudice per le udienze preliminari, Nicola Colantonio, per indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato. La vicenda è venuta alla luce in seguito ad un controllo incrociato della guardia di finanza e dell'Inps, che ha portato alla luce l'anomalia e messo nei guai i due anziani.

Secondo l'accusa, rappresentata dal procuratore aggiunto, Cristina Tedeschini, l’uomo, originario di un paese del Pescarese, e la moglie a partire dal settembre 2004 avrebbero percepito la pensione dell'Inps senza averne diritto. Questo perché i due risulterebbero emigrati in Venezuela fin dal 1952. Gli anziani per beneficiare dell'assegno, sempre secondo l'ipotesi accusatoria, avrebbero dichiarato falsamente di essere residenti a Pescara, dove vivono i loro nipoti. Con questo escamotage la coppia, difesa dagli avvocati Marco Di Biase e Paola Cesari, avrebbe guadagnato un bel gruzzoletto: l'uomo avrebbe incassato oltre 73mila euro, poiché avrebbe percepito l'assegno sociale dal settembre 2004 al maggio 2014; la donna invece poco piu' di 66mila euro, visto che avrebbe usufruito del trattamento pensionistico dal settembre 2004 al luglio 2013. Le accuse sono tutte da provare. Intanto, l'erogazione della pensione sociale è stata sospesa e ai due coniugi sono stati sequestrati, in via cautelativa, alcuni immobili di loro proprietà a Pescara.

Da parte sua, la difesa sostiene che la coppia ha agito in perfetta buona fede, in quanto spesso tornano in Italia e si trattengono in città anche per alcuni mesi. Il processo a loro carico davanti al tribunale collegiale prenderà il via a partire dal prossimo 11 ottobre.

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