Davide Troilo, l'assassino di Jennifer Sterlecchini, in tribunale in attesa dell'udienza (foto Giampiero Lattanzio)

Pescara, la nonna della vittima: «Chiedo giustizia per Jennifer»

Parla Filomena Paolni dopo che il giudice ha accolte le richieste delle parti civili. Davide Troilo verrà giudicato con rito abbreviato, mentre la difesa tenta la carta della perizia psichiatrica

PESCARA. «Mi aspetto una sentenza giusta e umana. Non mi fa nessun effetto sapere che Troilo è a pochi metri da me. Mi fa rabbia. Vorrei sapere perché l'ha fatto, ma so già che non ci sono risposte a questa domanda e che lui non potrà mai darci delle risposte». Si fa forza Filomena Paolini, nonna di Jennifer Sterlecchini, la giovane donna di 26 anni uccisa sette mesi fa dal suo ex fidanzato, Davide Troilo, 33 anni, ascensorista, che, come è stato deciso ieri, sarà giudicato con il rito abbreviato.
Circondata dall'affetto e dal sostegno degli amici e delle amiche di Jennifer, attende fuori dall'aula del primo piano del Tribunale di Pescara la fine dell'udienza preliminare sulla morte della nipote. Dentro ci sono la madre e il fratello di Jennifer, Fabiola Bacci e Jonathan Sterlecchini, che mantengono un comportamento estremamente composto per tutta la durata del processo.

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C'è anche Davide, ma i loro sguardi non si incrociano mai. Vestito con una giacca blu, circondato dagli agenti della polizia penitenziaria, l’imputato tiene la testa bassa durante le oltre due ore di udienza. «Voglio che il giudice pensi se fosse stata sua figlia, dopo averla cresciuta fino a 26 anni», dice la nonna di Jennifer. Spera in una pena giusta: «Questa sentenza per me assume un doppio significato: rispetto a quello che Jennifer ha dovuto soffrire, ma anche un segnale per tutte quelle persone che pensano di poter fare le cose senza avere la pena giusta».
Il difensore di Troilo, l'avvocato Giancarlo De Marco, punta tutto sul rito abbreviato, che, in caso di condanna, determinerà uno sconto della pena di un terzo. «Sarebbe un'ingiustizia», sostiene De Marco, «se il mio assistito prendesse 30 anni, in quanto non sussistono le aggravanti che gli vengono contestate», spiega il legale alludendo alla premeditazione e ai futili motivi.
Jennifer, quella mattina di inizio dicembre, stava riprendendo le ultime cose dall'abitazione di via Acquatorbida, dove aveva vissuto assieme a Davide. Ma lui non le permette di andare via: la colpisce con 17 coltellate, dietro la porta di ingresso chiusa a chiave, strappandola per sempre alla vita.
Il difensore dell'omicida oggi gioca anche la carta della consulenza psichiatrica: «Abbiamo già depositato una perizia di parte che evidenzia come Troilo fosse solo parzialmente capace di intendere e di volere nel momento dell'omicidio, per una lunga serie di cause legata a una personalità particolare». Alla luce di ciò, il giudice dell’udienza preliminare, Nicola Colantonio, ha disposto una perizia psichiatrica sull'imputato, accusato dal pubblico ministero Silvia Santoro di omicidio pluriaggravato, e assegnerà l'incarico al perito nel corso della prossima udienza già fissata per il 28 settembre.
Ieri, il giudice ha anche dato l'assenso alla costituzione di parte civile della madre e del fratello di Jennifer, assistiti dagli avvocati Rossella Gasbarri e Roberto Serino; del Comune di Pescara, rappresentato dall'avvocato Lorena Petaccia; della Regione e dell'associazione Ananke, attiva da anni nella lotta contro la violenza sulle donne. L'avvocato De Marco si è opposto, ma Colantonio dopo mezz'ora di camera di consiglio ha accolto le richieste delle parti civili.
«Mi sono opposto», spiega De Marco, «perché la Regione ha presentato delle argomentazioni molto generiche, senza nessun riferimento di fatto». Per quanto riguarda invece il Comune, l'avvocato di Troilo sostanzialmente obietta che se l'ente ne fa una questione di danno all'immagine si dovrebbe costituire per tutti i casi di omicidi e che l'omicidio di Jennifer non rientra nella casistica del femminicidio.
Di parere contrario l'avvocato Petaccia, la quale davanti al giudice Colantonio replica che non è un omicidio normale, ma tra un uomo e una donna, anche particolarmente efferato. Infine, sottolinea anche che il Comune, tra i suoi fini istituzionali, persegue proprio l'obiettivo di prevenire la violenza alle donne con vari progetti messi in campo sin dal 2008.
L'udienza si conclude nel primo pomeriggio. Il tribunale ormai è quasi deserto. Gli avvocati di parte civile Serino e Gasbarri confidano nel buon operato della giustizia: «Siamo fiduciosi», dicono ai cronisti, che alla fine l'imputato ottenga la giusta punizione». I familiari di Jennifer scendono le scale e si avviano verso l'uscita. Con garbo e gentilezza, il fratello della giovane vittima dice che non si sente di parlare e di fare dichiarazioni. Non insistiamo, perché il dolore merita rispetto. Gli amici di Jennifer sono già fuori: vogliono guardare negli occhi l'assassino e, al passaggio del furgone della polizia penitenziaria con a bordo Troilo, qualcuno urla: "Ventisei anni, ventisei anni". L'età di Jennifer. L'ennesima vittima di una vera e propria escalation di violenze e di morte che colpisce le donne.
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