Pescara, omicidio Ceci. Ballone si difende dal carcere: "Nei guai per una battuta

Il bandito accusato di essere il mandante dell’omicidio scrive al Centro per scagionare se stesso e il presunto killer Rossoni
PESCARA. «Mando questa lettera con una importante anticipazione». Così Massimo Ballone, l’ex bandido della banda Battestini di nuovo in carcere da qualche mese, spiega il motivo della sua missiva scritta al Centro lo scorso 29 settembre dalla casa circondariale di Lanciano.
Una lettera di due pagine, in stampatello, in cui il bandito laureato, indagato di concorso in omicidio, con Michele Rossoni e Mario D’Emidio, per la morte di Italo Ceci, il pentito della banda Battestini assassinato il 20 gennaio del 2012, difende se stesso (accusato di essere il mandante) e Rossoni (il presunto killer secondo gli investigatori), negli stessi giorni in cui ai rispettivi difensori sono arrivate le notifiche per l’incidente probatorio richiesto dal pm Silvia Santoro per confrontare il dna rilevato sui reperti trovati nell’auto usata dal killer e il dna dei tre indagati. Stanco dei sospetti, che come riferisce, lo hanno investito sin dalle prime ore dopo l’omicidio, Ballone dice subito: «Non ho mai mandato nessuno a suonare campanelli al posto mio. Quando si rapinavano banche ero il primo ad entrare e l’ultimo ad uscire. Non mi sono mai coperto dietro le spalle di altri e questo lo sanno in molti - soprattutto - poliziotti e sbirri, non mi sono nascosto nemmeno davanti alle loro armi, ci siamo anche sparati ce la siamo sempre giocata lì; mai finto mai sleale. Io non ho scontato anni di galera in carceretti, sono stato nelle peggiori galere dove - relativamente parlando - ho conosciuto i migliori criminali d’Italia; come si fa a sostenere che io possa essermi affidato a Michele Rossoni (persona che conosco ma che non ho mai frequentato) per eliminare chi? Una persona (Italo Ceci ndr) che non aveva il minimo posto nei miei pensieri da decine di anni? Ma nemmeno fossi un componente della faida di San Luca in quel di Calabria. Mentre assistevo mia moglie che si preparava a partorire mio figlio pensavo, organizzavo, mandavo chi ad ammazzare chi? Per quanto mi riguarda questo è un processo già iniziato da tempo ed è un processo costruito in questura partendo dalle dichiarazioni di un folle (Nino Mancinelli, detto Caffettino morto durante una rapina in banca ndr)...».
E ancora: «Al momento non conosco il contenuto delle indagini, ma ho sempre saputo che dalla sera del fatto sono stato costantemente intercettato, monitorato, pedinato e fotografato. Già poche ore dopo dall’omicidio fui prelevato dalla polizia e nel pieno della notte sottoposto a stub. Pochi giorni dopo ritrovai una microspia interrata nei pressi del mio negozio e a seguire nei lampioni adiacenti la mia abitazione, nell’abitacolo della mia auto, di quelle di persone che frequentavo, persino un impianto di video registrazione installato sui tetti del palazzo del mio quartiere».
«Nonostante tutto questo», continua Ballone, «io non ho cambiato le mie abitudini nè le mie frequentazioni e non escludo di essere tuttora intercettato in cella». È dopo questa lunga premessa che Ballone arriva al sodo, e cioè al concorso in omicidio di cui è accusato con Rossoni e D’Emidio. Senza mai citare quest’ultimo, suo amico, Ballone si concentra su Rossoni, presunto killer di Ceci secondo l’accusa, per svelare «un argomento particolarmente sconcertante e che probabilmente è il motivo per cui il signor Michele Rossoni è stato coinvolto in questa brutta storia. Si tratta di una intercettazione ambientale», scrive Ballone, «fatta all’interno di un’auto il cui contenuto è già agli atti».
E cioé: «In quell’occasione io e il proprietario dell’auto pronunciammo una stupida frase il cui senso è stato inquisitoriamente interpretato. Una frase (non un ragionamento) peraltro da me subito sminuita pensando appunto di poter essere intercettato dalla polizia, infatti così era poiché anche in quell’auto ritrovai microspia». Senza riferire il contenuto di quella frase, Ballone si dice certo che «da ciò sia partito l’infausto e crudele spunto che da cosa ha fatto nascere cosa. Tuttavia una inopportuna e sarcastica battuta nei confronti del signor Michele Rossoni può mai dare vita ad un sillogismo di tale portata, passare dalle campane ai cannoni e trasformare un imprenditore in un killer?».
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