Pescara, picchiata dal fidanzato dopo un appuntamento-trappola

Maria ha 18 anni e fa la cameriera in un locale, il ragazzo ne ha 20 ed è molto geloso. Dopo il lavoro la ragazza lo ha raggiunto a corso Manthonè dove invece di un chiarimento ha subìto un'aggressione ed è finita in ospedale

PESCARA. A 18 anni si trova alle prese di una storia molto più grande di lei, che rischia di sfuggirle di mano. O forse è già successo. A 18 anni Maria (nome di fantasia) sabato sera è finita in ospedale per le botte del fidanzato poco più grande di lei, un ventenne già noto alle forze dell’ordine. È arrivata al pronto soccorso poco prima della mezzanotte di sabato, seguita dai carabinieri e raggiunta immediatamente dalla famiglia. La famiglia che sta tentando in tutti i modi di osteggiare il suo rapporto sentimentale e che invece, di rimando, sta ottenendo solo l’odio di lui, che a vent’anni si sente in diritto di essere geloso della madre e del padre della fidanzata diciottenne. Perché questo, alla fine, sarebbe il motivo del violento litigio di sabato sera.

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Un litigio a due tempi, iniziato fuori dal locale dove la ragazza lavora saltuariamente per aiutare i genitori e finito in corso Manthonè dove lui, che già l’aveva presa a spintoni poco prima, le ha dato appuntamento per un chiarimento. Solite storie, soliti inganni, come ha capito subito Maria quando è andata a Pescara Vecchia per chiarire e fare pace. Trovando, al contrario, insulti e sberle. Una lite violenta che ha finito per esasperare la diciottenne che a quel punto ha detto basta, chiedendo di farsi accompagnare in ospedale. Lui l’ha lasciata andare, troppa gente a mettere il becco in quello che doveva essere solo un affare tra lui e lei. Ma una volta in ospedale la situazione, per lui, si è aggravata improvvisamente. Perché oltre ai genitori di Maria, che non sanno più a che santo votarsi per tagliare quel legame, sono arrivati anche i carabinieri. E a grandi linee la ragazza ha raccontato quello che era successo. La lite e gli spintoni fuori dal locale dove lei stava lavorando, e l’aggressione poco dopo.

Quanto basta, se sottoscritto ufficialmente, per far scattare una denuncia nei confronti dell’autore di quei maltrattamenti. Ma Maria a quel punto ha iniziato a tergiversare. Con il telefonino che continuava a lampeggiare con i messaggi di lui. Stavolta implorante, che la pregava di non farlo. «Non mi mettere nei guai, non mi denunciare». Un film purtroppo già visto dove la fermezza dei genitori, gente perbene che ha sempre seguito la ragazza, finora non è bastato a interrompere quel brutto incantesimo. Un incantesimo che sembrava continuare per la giovane Maria, fino a sabato sera ancora titubante nel denunciare il fidanzato che l’ha picchiata, insultata e umiliata. Diciotto anni lei, vent’anni lui. (s.d.l.)

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