Pescara, salta il progetto per le barriere anti inquinamento sul mare

Il Provveditorato non si esprime sulla proposta per arginare l’acqua di fiume, ma il tempo per realizzare l’opera è scaduto

PESCARA. Niente barriere mobili sulla riviera nord per arginare l’acqua inquinata proveniente dal fiume. Il capoluogo adriatico, almeno per quest’estate, dovrà farne a meno. A più di un mese dalla presentazione ufficiale, il progetto è ancora bloccato al Provveditorato alle opere pubbliche a Roma e ora i tempi per realizzarlo sembrano ormai scaduti. Tra alcuni giorni prenderà il via la nuova stagione balneare e a questo punto appare difficile avviare i lavori tra i bagnanti. Al punto che anche fonti dell’amministrazione comunale danno ormai per scontato che le barriere mobili non verranno più realizzate.

«Non so che fine abbia fatto la proposta», ha detto il vice sindaco Enzo Del Vecchio, «il Provveditorato aveva richiesto una serie di documenti, tra cui il computometrico, che non mi risulta siano stati inviati a Roma. Noi, nel frattempo, continuiamo la lotta di contrasto all’inquinamento del mare e del fiume». Critico il consigliere Riccardo Padovano tra i promotori del progetto in qualità di presidente dei balneatori della Confcommercio. «Il ministero non ci ha degnato nemmeno di una risposta», ha rivelato.

E in proposito il vice sindaco, replicando al Forum dell’acqua che sostiene che le ultime analisi del mare non siano affatto migliorate, ha ricordato tutto ciò che è stato fatto negli ultimi mesi per combattere l’inquinamento. «Il mare di una parte della riviera cittadina», ha affermato, «risulta ancora non conforme alla balneabilità e se questa condizione sarà rimossa lo si dovrà solo ed esclusivamente alle buone pratiche attuate in questi mesi e che verranno certificate dall’Arta e non per espedienti amministrativi come qualcuno vuol far credere». «Finalmente», ha proseguito, «dopo decenni di abbandoni e incurie e, soprattutto, dopo il totale silenzio di quanti hanno responsabilità diretta della salvaguardia di un bene fondamentale come l’acqua, si è alzato il livello di attenzione e di azione per affrontare il degrado in cui questo elemento era stato condannato».

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Da qui, l’elenco delle criticità scoperte e rimosse e il riferimento al Dk15, il progetto in fase di attuazione per convogliare gli scarichi al depuratore.

Ma il progetto delle barriere mobili, presentato in pompa magna l’8 aprile scorso dal sindaco Marco Alessandrini e dal sottosegretario regionale con delega all’ambiente Mario Mazzocca , sembrava la soluzione più adeguata per risolvere temporaneamente il problema dell’inquinamento sulla riviera nord e rendere, quindi, balneabile il mare per l’intera estate. Il progetto, dell’architetto Nino Catani, prevede un sistema di barriere mobili galleggianti, a carattere temporaneo, che, sfruttando la leggerezza delle acque dolci rispetto a quelle salate, dovrebbe consentire di convogliare le acque del fiume al largo della diga foranea, con l’obiettivo di ridurre l’inquinamento del mare. L’opera costa circa 400mila euro e la Regione si era impegnata a finanziarla.

La barriera, da realizzare con materiali ecocompatibili, dovrebbe avere una lunghezza di 800 metri e una profondità di 2,50. Secondo le previsioni, dovrebbe essere installata a partire dal molo nord, in parallelo rispetto al lungomare. In questo modo, sempre a detta del progettista, dovrebbe essere superato l’effetto tappo della diga foranea. Inoltre, la struttura potrebbe essere utilizzata per l’intera stagione balneare e poi riposta in magazzino durante il periodo invernale. Ma ora tutto questo rischia di rimanere irrealizzato.

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