Pescara, tre indagati per l’omicidio di Italo Ceci: "Il mandante è Ballone"

22 Settembre 2013

Oltre all'ex della banda Battestini, sotto inchiesta l’imprenditore edile Rossoni e un giardiniere di Spoltore

PESCARA. La partita per risolvere il delitto del commerciante Italo Ceci, ucciso la sera del 20 gennaio 2012 con tre colpi di pistola calibro 38 esplosi mentre dava le spalle a un killer solitario, si gioca sui tavoli della scienza.

Da un lato, tre sospettati, iscritti sul registro degli indagati per concorso nell’omicidio del pentito della banda Battestini, ferito a morte alla schiena da meno di 4 metri di distanza mentre abbassava la saracinesca, dal lato di via De Amicis, del negozio in via Martiri Pennesi. Dall’altro, i reperti trovati sulla Fiat Punto rossa rubata usata dall’assassino e abbandonata a poche centinaia di metri dal negozio Color Quando della vittima dopo avere percorso un tratto contromano: i capelli sul poggiatesta, un cerotto appallottolato, cicche di sigarette sul tappetino dell’auto, oltre a quelle sul marciapede da dove il killer fece fuoco.

Mandante dell’omicidio – un regolamento di conti, nell’ipotesi della procura, a causa del passato ingombrante del 58enne commerciante di vernici – è il nome più gettonato fin dal giorno del delitto: Massimo Ballone, 52 anni, di cui 28 passati in cella, con sette anni di carcere duro, tre evasioni, una latitanza finita in Venezuela nel 1998, una laurea e un libro presentato anche alla Bocconi. Anche lui fece parte della gang criminale che negli Settanta e Ottanta mise a segno omicidi e rapine in Abruzzo e nelle Marche. Detenuto a Lanciano, sta scontando una pena di 4 anni per tentata rapina a un portavalori.

Il ruolo del killer, ritenuto molto simile all’identikit diffuso poche ore dopo il delitto sulla base dell’unica testimonianza raccolta quella sera, è attribuito dall’accusa a Michele Rossoni, 54 anni, di Pescara, imprenditore edile. Sarebbe stato lui a fare fuoco con la calibro 38 mai trovata. L’ultimo indagato è Mario D’Emidio, 47 anni, giardiniere, di Spoltore, arrestato un anno fa per droga dal reparto prevenzione crimine della questura. Per la procura, avrebbe partecipato all’organizzazione dell’agguato. Fin qui, le ipotesi investigative. I tre, ascoltati tutti informalmente, si sono dichiarati estranei al delitto. Le frequentazioni tra gli indagati e una serie di contatti telefonici subito dopo il delitto sono gli elementi che hanno insospettito la squadra mobile, diretta da Pierfrancesco Muriana. La procura ha imboccato la strada più garantista, evitando di chiedere misure cautelari e preferendo il conforto di una prova del Dna per evitare errori. Così, mercoledì prossimo, il pm Silvia Santoro, titolare dell’inchiesta, affiderà al genetista Liborio Stuppia dell'università di Chieti l'incarico di effettuare gli accertamenti tecnici non ripetibili nella macchina utilizzata dal killer. Dai reperti sarà ricavato il Dna necessario da mettere successivamente a confronto con quello degli indagati. Le risposte entro un mese.

La procura è ripartita dalle dichiarazioni di Nino Mancinelli, detto Caffettino, ex affiliato della banda Battestini morto due anni fa durante una rapina in banca. Fu lui, nel 2006, oltre a svelare i retroscena di 30 rapine di cui si era autoaccusato, a rivelare l’esistenza di un piano per uccidere Italo Ceci. In stato di detenzione e con tutto l'interesse a parlare, Mancinelli rivelò un progetto per eliminare «uno che ha fatto arrestare tutta la banda, ha i baffi, lavora nella ferramenta che sta al prosieguo di corso Vittorio Emanuele». Ceci, appunto, che però poi non fu ucciso «perché», mise a verbale Caffettino, «lui era ancora pedinato dai carabinieri».

Se 20 mesi di indagini produrranno una svolta, saranno gli esami scientifici a dimostrarlo. Una cosa, però, è certa: Italo Ceci aveva chiuso da tanti anni con il suo passato, aveva voltato pagina. «Era una persona limpida», spiega un investigatore. La Mobile ha scandagliato l’esistenza del commerciante: nessuna doppia vita, nessuna ombra. Non è bastato a impedire che qualcuno tornasse a regolare i conti con lui.

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