Pescara, truffa alle assicurazioni: «Ho fatto troppi incidenti ma se ora ci scoprono?»

L’inchiesta con 154 indagati per i finti sinistri stradali, ecco le intercettazioni. E c’è anche chi inganna l’amico: «Lo porto a Pescara e facciamo il lavoretto»

PESCARA. «Io praticamente lo devo far venire a Pescara con una scusa e gli dico che andiamo per qualche via... per qualcosa. Poi, sull’atto compiuto, già gliel’ho detto a Gianfranco, in modo che questo qui non ci ripensa... come viene lui con la macchina si fa il lavoretto... poi ci facciamo parlare pure Roberta che gli intontisce la coccia». Nell’inchiesta con 154 indagati sulla truffa alle assicurazioni, le intercettazioni raccontano come venivano scelti gli automobilisti per i finti incidenti. C’è chi, per guadagnare da mille euro in su, si metteva a disposizione dei presunti capi, il lancianese Gianfranco Rossi, 49 anni, e il napoletano residente a Silvi Daniele Nano (39). E chi invece veniva reclutato con l’inganno. È il caso di un giovane messo in mezzo da uno degli indagati, Nicola Natale, 50 anni di Castel Frentano: «Cotto e mangiato», dice al telefono Natale, considerato uno dei «collaboratori fidati» di Rossi e Nano, «in modo tale che questo qui... come vede che ha la bottarella poi lo deve fare per forza... questo deve accucchiare perché ci tiene alla macchina, sempre pulita e lavata, capito il discorso?». E per convincere il malcapitato si pensa anche a sfruttare la bellezza di una donna: «Tu dimmelo», dice Nano, «che la faccio preparare a Roberta... gli faccio mettere un pantalone trasparente con il perizoma e le tette da fuori». E il complice approva: «Eh, bravo».

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L’accusa. L’indagine della polizia stradale e della polizia postale di Pescara e Chieti, nata dalle segnalazioni delle compagnie assicurative truffate, ha svelato decine di casi di incidenti mai avvenuti tra Pescara, Montesilvano, Città Sant’Angelo, Chieti e Lanciano: auto mai danneggiate ma con fatture gonfiate per riparazioni inutili e lesioni di automobilisti e passeggeri mai riportate ma con prognosi di giorni e giorni. Una presunta associazione per delinquere che la procura di Pescara ha contestato ad automobilisti, medici e fisioterapisti compiacenti e avvocati: il pm Gennaro Varone ha firmato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari, un atto che precede la richiesta di processo.

«Lavaggio del cervello». L’indagine si basa sui documenti falsificati, dalle constatazioni degli incidenti fino ai certificati medici. E anche sulle telefonate: secondo gli inquirenti, nelle intercettazioni, ci sarebbe la prova che Rossi e Nano indottrinavano i protagonisti dei finti incidenti su come comportarsi. Secondo l’accusa, addirittura, tanti automobilisti non sapevano niente degli incidenti e, proprio per questo, non avrebbero dovuto parlare con i periti prima di aver ricevuto indicazioni precise. Come nel caso di un sinistro in via Portogallo a Montesilvano provocato da una donna. «Glielo ho detto già 50 mila volte io... glielo hai detto pure tu, no, quando gli hai lasciato il nome. Adesso che devo fare? Mica è deficiente», dice un collaboratore di Rossi e Nano, «se glielo abbiamo detto una volta, adesso glielo ripeto un’altra volta, gli ho detto che non deve parlare con nessuno». Poi, Rossi ordina che la donna non deve parlare con il perito: «Se chiama a quella è il problema, non è che va là e si mette a parlare a ruota libera, il problema è solo quello». Prima della chiamata, quindi, servono una spiegazione e un sopralluogo a ridosso della visita: «Metti che tu glielo fai vedere adesso e questo va a finire che non lo chiama, oppure chiama tra un mese, quella intronata come sta, ce lo devi riportare un’altra volta a fargli vedere là... allora ci si va una volta e fine». E Rossi poi pronuncia la frase considerata decisiva dalla polizia stradale: «A me mi interessa che io gli devo far vedere tutto, gli devo dire tutto, gli devo scrivere, gli devo fare il lavaggio del cervello».

«Ne sto facendo troppi». Nelle intercettazioni emerge anche la paura di essere scoperti: un complice dice di aver simulato tre incidenti in una settimana. «Vabbè, ma ne sto facendo troppi, non è che cosa». Ma Rossi lo rassicura: «No, no, ma questo è un'altra versione, tu adesso non lo capisci, adesso no te lo sto a spiegare… se ti ho messo, vuol dire che va bene». Il problema è se i periti chiamano: «Se adesso mi chiama e tutte le cose al telefono?», chiede il complice preoccupato per una probabile chiamata. E Rossi risponde: «Appunto c’è il tuo numero, ma adesso non ti chiama nessuno, chi ti deve chiamare, non ti chiama nessuno, chi ti vuol chiamare… oggi chi ti deve chiamare?.. Se è successo ieri chi ti deve chiamare». E il complice sbotta: «Sì ti ho capito, ma porco Giuda, ma però io, già non mi ci volevo mettere a queste cose… capito?». E Rossi: «Ma chi ti deve chiamare?.. secondo te chi ti deve chiamare? Perché chi ti deve chiamare». Natale: «Eh, mi chiama il perito, le cose, eh». Rossi: «Eh, quello… ma mica adesso, ti chiama fra 15, 20 giorni, mica adesso».

«Che scocciatura». Le telefonate rivelano anche la «scocciatura» di inventarsi gli incidenti, imparare una dinamica e conoscere i posti per non cadere in contraddizione e tradirsi. Un complice si lamenta con Rossi e chiede di essere inserito non più come autista ma solo come passeggero. «Non mi hai capito, devo imparare tutta la situazione, le cose», dice. E Rossi lo tranquillizza: «No, non devi imparare niente, hai la fotocopia di quella, quello deve andare là». Ma lui sottolinea: «Ma, non mi hai capito... tutte queste scocciature a me, io mi sono rotto i coglioni, mettimi solo come passeggero e cosa». Ma le parti devono girare, dice Rossi: «Va bene, ma qualche volta devi fare anche l’autista, non lo vuoi fare l’autista? Che cazzo è tanto bello a fare l’autista».

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