Pescara, Tvq chiude i battenti dopo quasi 50 anni 

Via gli ultimi dipendenti, stop alle trasmissioni a fine mese della tv legata ai volti di Rocchi, Valli, Iansante, Nduccio e Pedicini 

PESCARA. Dopo quasi cinquant'anni Tvq chiude i battenti. La notizia, già nell'aria da un po', è stata resa pubblica  dopo che di fatto era stata annunciata il giorno precedente da un post su Facebook scritto dal giornalista Gianni Lussoso, volto storico dell'emittente pescarese, in cui si comunicava il licenziamento degli ultimi quattro dipendenti e l'oscuramento delle frequenze a fine mese. Con Tvq, il cui acronimo nasce da Televisione di Qualità, se ne va un pezzo della storia della città, che nel corso di quasi mezzo secolo ha visto passare volti poi diventati iconici di generazioni. Nata nel 1973 da un'idea di Gualtiero Minucci, Donato Tatonetti, Loredana Bugada, Guido Fusilli e del giornalista Ermanno Ricci, con il tempo Tvq, che ha avuto la sua prima storica sede all'interno dell'hotel Singleton, è diventata un riferimento dell'informazione locale.

Le telecronache del Pescara, raccontate anche attraverso la voce di Niccolò Carosio, i notiziari, i volti di giornalisti come Enrico e Rifredo Rocchi, quello di Daniele Barone, oggi commentatore per Sky, ma anche Gianfranco Valli, Nduccio (nella foto in basso) Christian Iansante, Gianna Salemmi e Roberto Pedicini sono solo alcuni dei nomi transitati dall'emittente che oggi ha ancora la sede in piazza Alessandrini. E poi i cartoni animati come Candy Candy e Jeeg Robot D'Acciaio, il telefilm La casa nella prateria e le prime telenovelas sudamericane. Ma anche i tg satirici e i giochi come Caccia al Rumore e Classe di Ferro. Sul finire degli anni 70, il gruppo dei fondatori dovette cederla a Gianni Del Piano, titolare di Gbr Roma, mentre un ulteriore passaggio avvenne quando il canale 58 fu dato in concessione a Silvio Berlusconi, che però non durò molto. Ben presto, infatti, il suo posto fu preso dalla famiglia Monti, prima con il 49% delle quote e quindi con il totale. Famiglia che ancora oggi è proprietaria della tv che non c'è più.

In base a quanto raccontato da alcuni ex dipendenti, da un anno a questa parte le cose non andavano più bene. La scarsa pubblicità, l'aumento dei costi e la fatica a far quadrare i conti sono stati i fattori principali del declino. Chi ci lavora o ci ha lavorato, parla della chiusura come un lento e inesorabile decorso e non come un fulmine a ciel sereno. Già nei mesi scorsi si erano registrati dei licenziamenti tra giornalisti, operatori e assistenti. In pratica erano rimasti in quattro, tra cui il direttore Raffaele Giansante, quei quattro di cui parla Lussoso nel suo post che sono stati mandati via per ultimi.
La televisione oggi visibile sul canale 19 del digitale terrestre continuerà a trasmettere ancora per qualche giorno, presumibilmente fino alla fine del mese. Poi, anche per lei le luci si spegneranno, portando via un altro pezzetto della storia dell'informazione cittadina.