La signora Patrizia Cicconetti mostra il braccio ingessato dopo la caduta

Pescara, un ferito ogni due giorni sul marciapiede-trappola

I rischi sulla centralissima via Regina Margherita, tra buche e mattonelle sconnesse. Una residente: per una caduta ho un braccio rotto e quattro costole doloranti

PESCARA. Un braccio rotto e quattro costole contuse, poi le spese per la riabilitazione e poi ancora quelle per l’avvocato. Perché dopo i medici che l’hanno curata, Patrizia Cicconetti è all’avvocato che si affiderà per fare causa al Comune. «È colpa del Comune se le i marciapiedi sono ridotti in questo modo».
La residente si sfoga mentre mostra il braccio ingessato e il punto dove a mezzogiorno di un giovedì d’inizio ottobre è inciampata in una delle tante mattonelle sconnesse di via Regina Margherita. «Non solo sono inciampata, sono letteralmente volata contro uno dei paletti in cemento che s’incontrano lungo questa strada. E per fortuna che mi sono riparata con la mano». Con lei sono tanti i residenti che direttamente o indirettamente, in maniera più o meno grave, fanno quotidianamente i conti con le trappole disseminate lungo il tratto di marciapiede che dall’incrocio con viale Leopoldo Muzii arriva fino a piazza Salotto. «Mio marito sta in carrozzella e portarlo fuori su questo marciapiede è un disastro», racconta Marisella Damiani, «con queste mattonelle tutte dissestate è un pericolo continuo, di giorno e ancora di più la sera. L’abbiamo fatto presente al Comune e ci hanno risposto di guardare bene per terra quando camminiamo».

«Si tratta prima di tutto di fare manutenzione del verde pubblico», interviene Patrizia Cervelli, «cosa che qui non esiste se non in occasione di eventi meteo eccezionali, quando c’è da tagliare un ramo pericolante o cose del genere. Per il resto non si vede mai nessuno e questo è il risultato. Ma basta guardare le aiuole. Dobbiamo ringraziare questi ragazzi che per pochi spiccioli con le scope fanno quello che dovrebbe fare Attiva. Ma è possibile?».
«Su questo marciapiede mi sono rotta una spalla, è letteralmente crollata», riferisce Lidiana Di Gregorio, «a mie spese mi sono dovuta operare in una clinica di Milano, ho speso l’ira di Dio e ho ancora la caviglia storta da quella volta. Ma non feci la denuncia perché mio marito mi disse di no, di lasciar perdere. E dire che lui pure era caduto, si ruppe gli occhiali, ma niente, nessuna denuncia. Sempre per quieto vivere».
Ma adesso non ce la fanno più a stare zitti. «Chiediamo che l’amministrazione ci faccia rientrare a casa sani e salvi», riprende Cicconetti, «qui il punto è solo uno: garantire l’incolumità dei pedoni. Stanno spendendo altri soldi per la pista ciclabile di viale Muzii e noi pedoni siamo a rischio ogni giorno. E senza parlare della sera, con questa illuminazione bassissima i rischi di cadere si moltiplicano».
«Si cade anche con le scarpe basse», interviene Sandra Di Cola, «basta distrarsi un attimo e te ne vai in gloria».
«Noi viviamo con le testimonianze degli infortuni», interviene quasi scherzando, ma neanche troppo, il titolare di un’attività commerciale della zona, «di sicuro almeno qui davanti vediamo cadere 3-4 persone a settimana». Una ogni due giorni. «La verità è che tutto il centro è abbandonato», commenta Enzo Camplone, «a eccezione della piazza del Mercato, ovunque qui intorno è un’insidia. Viale Regina Margherita, viale Regina Elena, via De Amicis, è così».
«Io sono caduta cinque volte a Pescara, e un paio proprio su questo marciapiede», interviene una signora mentre sale inmacchina. «C’era un tombino sollevato, mi infettai la ferita, ho passato i guai».(s.d.l.)
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