Pesci morti a riva, scoperto il motivo

Non solo i cefali, ma anche le razze. Olivieri (Centro cetacei): «Fenomeno naturale. Non c’è alcuna correlazione con l’inquinamento»
PESCARA. Con i primi freddi torna lo spiaggiamento dei cefali, un fenomeno ormai ricorrente lungo la costa pescarese. E come ogni anno, con il cambio di stagione e l’abbassamento delle temperature, si moltiplicano le segnalazioni per i pesci morti sulla battigia. Tra quelle arrivate in questi giorni, c’è quella per una razza morta all’inizio del litorale nord (zona Madonnina).
Spiega Vincenzo Olivieri, medico veterinario e presidente del Centro Studi Cetacei, punto di riferimento in Abruzzo per il monitoraggio della fauna marina: «Le razze si avvicinano alla riva, in particolare le femmine, per deporre le uova. Trovarne una spiaggiata è piuttosto raro, ma non deve destare preoccupazione: è un evento naturale che si presenta ogni anno, mentre i cefali che si trovano spiaggiati sono, per la maggior parte, esemplari fuoriusciti dalle reti dei pescatori. Per questo vengono ritrovati in punti precisi, come la battigia vicino al Ponte del Mare o lungo il tratto di litorale che costeggia il fiume Pescara. In sostanza è una specie che si ferisce nel tentativo di salvarsi dalla cattura, finendo per essere trascinata a riva dalle correnti».
Il fenomeno, osservato con regolarità in autunno e in primavera, è strettamente legato ai cicli migratori. In questi mesi, infatti, i cefali tendono ad avvicinarsi alle acque del fiume Pescara, e non è raro avvistare delfini che si avvicinano alla riva per dargli la caccia. «In questo periodo», riprende Olivieri, «è capitato più volte di avvistare delfini - fortunatamente vivi e in buona salute - cacciare i cefali che si avvicinano alle acque dolci. È una scena che può sembrare eccezionale, ma è assolutamente naturale: si tratta di comportamenti fisiologici legati alle condizioni ambientali e alle attività di pesca. Non c’è alcuna correlazione, dunque, con l’inquinamento».
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