Pineta, la strage di oche non si ferma Trovati morti altri cinque animali

Fallisce la cattura di un esemplare vivo affetto dal virus: la barca del custode era senza remi.

PESCARA. La strage di oche non si ferma: dopo il decesso di 34 esemplari su cinquanta, altre cinque oche sono state trovate morte ieri. Sono undici, quindi, gli animali rimasti nel laghetto della pineta d’Avalos ma è certo che un’altra oca è stata affetta dal virus. Ma perché sono morte 39 oche? Colpa dell’acqua putrida, un laghetto diventato una fogna.

I PRELIEVI DELL’ARTA. Ieri, l’Arta di Pescara ha raccolto campioni di acqua putrida da analizzare mentre gli esperti dell’Istituto zooprofilattico di Teramo, accompagnati dal veterinario Carlo Ruggeri, sono arrivati alla pineta per controllare gli animali rimasti e portare nel laboratorio l’esemplare colpito dal virus. Ma gli esperti sono tornati nei laboratori a mani vuote: nessuno degli operai del Comune è riuscito a catturare l’oca malata che, peraltro, presenta una paralisi alle zampe.

LA CATTURA FALLITA. Del resto, l’operazione di cattura è stata eseguita con una barca senza lo straccio di un motore e senza neanche i remi: per spostarsi in acqua, il custode della pineta Enzo Trabucco ha remato con una pala da giardinaggio. La cattura dell’oca, quindi, è andata a monte: se ne riparlerà oggi secondo gli orari scandiditi dalla pubblica amministrazione.

L’ACQUA PUTRIDA. Ieri, comunque, è arrivata un’altra certezza: la moria delle oche è stata causata dalla sporcizia che si è accumulata nel laghetto della pineta diventato una cloaca. Secondo gli esperti, «una fogna». «Nel laghetto c’è una forte contaminazione fecale», spiega il direttore dell’Istituto zooprofilattico di Teramo Vincenzo Caporale (nella foto a destra), una delle massime autorità veterinarie in Italia che ieri ha visitato la pineta d’Avalos. «È evidente che l’area è eutrofizzata: si tratta di un laghetto fecalizzato e questa è una delle cause dei problemi sanitari patiti dagli animali».

FECI NEL LAGHETTO. L’acqua putrida del laghetto è, dunque, una delle cause della morte delle oche: «La sporcizia», prosegue Caporale, «è una causa correlata alla morte delle oche». L’oca colpita dall’infezione che è stata avvistata ieri ma che è non stato possibile prendere ne è la prova: «Quest’oca presenta una sintomatologia coerente con delle forme batteriche che si verificano, in termini epidemici, in situazioni di elevata fecalizzazione, alte temperature e umidità». Il problema, fa capire Caporale, «è costituito dalla forte concentrazione di feci nel laghetto che, sommata alla umidità e all’alta temperatura, produce la morte delle oche. Quando si abbasserà la temperatura, il problema scomparirà ma, nel frattempo», aggiunge, «anche le ultime oche sono a rischio di scomparire».

LE ULTIME 11 OCHE. I cinque esemplari morti sono stati trovati sull’isolotto al centro del laghetto da Trabucco e dalla guardia zoofila dell’Enpa Carmelita Bellini. È possibile salvare le undici oche sopravvissute al virus? «L’unica possibilità è spostarle da un’altra parte», dice Caporale. E il laghetto? «Che questo sia un laghetto che va ripulito è evidente, sia per le oche che per le persone». E anche per i pesci, visto l’esemplare morto fotografato dal Centro: «L’ossigenazione dell’acqua», ammette Caporale, «non è ideale».

VIA ALLA BONIFICA. I suggerimenti di Caporale non sono caduti nel vuoto: «Sarà convocata una riunione», è l’annuncio degli assessori ai Lavori pubblici Gianni Teodoro e ai Parchi Nicola Ricotta, «per predisporre lo svuotamento del laghetto, la pulizia del bacino, la rimozione delle alghe e dei residui alimentari, la bonifica dell’isolotto e il trasferimento degli animali superstiti».

I FARMACI INUTILI. Sul ritardo nella somministrazione dei medicinali agli animali malati, Teodoro e Ricotta dicono: «I nostri dirigenti non hanno ricevuto farmaci da dare alle anatre e la Asl ieri ha confermato che il medicinale prescritto, definito disinfettante, è comunque inefficace contro il botulino per il quale non esiste una cura. Ci chiediamo», è la conclusione, «perché la giunta D’Alfonso ha permesso che il parco d’Avalos raggiungesse un tale stato di degrado».