Piscina provinciale le mamme dei disabili in piazza per protesta

L’impianto è chiuso a causa di una vertenza con la Provincia Ma le famiglie non si rassegnano e chiedono una soluzione

PESCARA. «Ogni mattina mio figlio si sveglia e mi chiede di preparargli la borsa della piscina perché vuole andare a nuotare. E ogni volta devo dirgli che non si può. Quello zaino è sulla sedia della camera da più di 40 giorni perché lui non si rassegna alla chiusura dell’impianto». Ha gli occhi lucidi e lo sguardo stanco Ivana Petrini, la mamma di Alessandro, una delle tante donne che ieri pomeriggio alle 17 hanno preso in mano fiaccole e candele per far sentire la loro rabbia sotto al palazzo della Provincia. «Dove li portiamo adesso questi figli?», si chiede Ivana, «le altre strutture non li vogliono, dicono che non hanno personale qualificato. E i centri specifici sono strapieni».

La voce spezzata tradisce l’emozione nel raccontare il percorso d’inserimento sociale che Matteo Iacono, il presidente dell’associazione sportiva dilettantistica Orione, da anni porta avanti tra le corsie di via Einaudi. La disperazione ha portato una cinquantina di persone, tra genitori, utenti del centro, qualche politico e semplici cittadini, a scendere in piazza per pregare il presidente Guerino Testa di mettere da parte parcelle e onorari e venire incontro alle esigenze del popolo dei disabili, da metà dicembre senza un posto dove andare. «Sono sei anni che mio figlio frequenta la piscina provinciale», racconta Paola Santavenere, mamma di Simone, «non avrei scommesso un euro che potesse imparare a nuotare, un po’ per il suo carattere per nulla facile e un po’ per la sindrome genetica di cui è affetto. Lui non parla, ha un ritardo cognitivo e problemi di equilibrio: era un’impresa impossibile. Invece con la sua tenacia Iacono gli ha insegnato a muoversi in acqua e fare i tuffi».

Dietro il sorriso dei tanti disabili che stringono le fiaccole e indicano lo striscione con la scritta “Voglio nuotare anch’io” c’è una sofferenza immensa, pari solo al desiderio di riscatto che li ha portati in giro per il mondo a fare le gare e a vincere medaglie. «Ho girato non so più quanti impianti», dice Cettina Bonadies, mamma di Maria, «prima che mia figlia imparasse a nuotare divertendosi. L’incontro con l’Orione è stato una svolta. Nonostante i problemi motori, lei partecipa ai campionati e ha voglia di superarsi».

«Questo tipo di approccio non si improvvisa», scrolla la testa Nora, «è frutto di un’esperienza pluriennale che nessuna gara d’appalto ci potrà restituire. Protestiamo perché ci è stato tolto un servizio indispensabile per i nostri figli». L’unico a non aver partecipato alla manifestazione è Matteo Iacono, che ha scelto di rimanere IN via Einaudi, come ormai avviene da 45 giorni. «La Provincia», spiega il presidente Testa agli utenti, «ha formalizzato la sua proposta transattiva che comprende, tra l’altro, l’abbattimento del debito del 30 per cento. Potete accettare e, una volta verificata l’agibilità della struttura, la piscina potrà riaprire già a febbraio. Se invece ritenete di non essere in grado di pagare queste somme, l’alternativa è presentarci una controproposta che sia oggettivamente accoglibile».

Ylenia Gifuni

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