Precari, futuro da disoccupati

La Provincia non dà speranze: niente soldi per le assunzioni

PESCARA. In fila uno dietro l'altro per iscriversi nelle liste di disoccupazione e sperare in una ricollocazione sul mercato del lavoro. Senza soldi per la stabilizzazione e privati di ogni prospettiva di assunzione, i 66 precari della Provincia martedì si ritroveranno davanti agli sportelli del Centro per l'impiego, quel servizio che fino a pochi giorni prima erano loro a portare avanti.

Un paradosso e un gioco crudele del destino che, nel giro di pochi mesi e dopo anni trascorsi alle dipendenze dell'Ente, ha catapultato sessantasei lavoratori dalla condizione di precariato alla disoccupazione, senza poter usufruire di ammortizzatori sociali.  L'ultimo confronto tra i rappresentanti della Provincia e le organizzazioni sindacali, che si è tenuto ieri pomeriggio a Palazzo dei Marmi, ha confermato i timori dei 66 lavoratori con contratto in scadenza.

I soldi per l'assunzione non ci sono: in tempi di crisi economica e di riduzione delle entrate - la Provincia ha a disposizione 5,5 milioni di euro in meno rispetto al 2009 - bisogna tenere fede al Patto di stabilità e le spese per il personale non possono superare la soglia del 40 per cento.  Secondo il presidente Guerino Testa, l'unico modo per garantire la continuità dei servizi gestiti dai precari ed evitare il corto circuito del Centro per l'impiego, del Silus, della biblioteca e degli altri settori occupati da personale in scadenza di contratto, è di riuscire a costituire una società pubblica in house con il compito di assorbire i lavoratori. 

L'alternativa mette d'accordo rappresentanti provinciali e sigle sindacali, ad eccezione della Cgil e della maggior parte dei lavoratori, che invece puntano tutto sull'assunzione e minacciano battaglie legali e ricorsi al tribunale. L'altra soluzione prospettata nei giorni scorsi, ossia l'esternalizzazione dei servizi, per il momento sembra godere di pochi riscontri.  Intanto, a margine del confronto tra le parti sindacali, fa discutere il tentativo di evitare il corto circuito dei servizi provinciali attraverso misure temporanee come la mobilità interna.

Per consentire il regolare funzionamento del Centro per l'impiego, l'Ente avrebbe predisposto la sostituzione dei 44 lavoratori in scadenza con personale di ruolo a tempo indeterminato che precedentemente era impiegato in altri ambiti. «Come farà a gestire le pratiche di lavoro chi non si è mai occupato di questo settore?», si chiedono amareggiati i lavoratori.

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