Precari: noi traditi dalle promesse

La protesta dei 66 ex Cococo della Provincia tagliati dopo nove anni

PESCARA. L'ultima protesta li vede schierati, uno accanto all'altro, ai banchetti allestiti sotto la sede del Centro per l'impiego. Con il loro bagaglio di esperienze decennali all'interno degli enti pubblici, la formazione continua e le professionalità acquisite, gli ex precari della Provincia hanno messo su un «Servizio precario di orientamento informativo». La scritta adagiata sui tavolini bianchi, a pochi metri dall'assessorato alle Politiche del lavoro, ha il sapore amaro della battaglia persa.

I 66 ex dipendenti della Provincia hanno lottato fino all'ultimo per cercare di strappare un contratto di lavoro: sono scesi in piazza con cartelli e striscioni, cercando di sensibilizzare sindacati e politici. Hanno acquistato una pagina del Centro per consegnare l'ultimo beffardo ringraziamento alla nuova e alla vecchia classe dirigente, a chi ha innescato questo processo (Pino De Dominicis) e a chi l'ha portato a termine (Guerino Testa).

Le loro storie, che Antonella Allegrino, consigliere dell'Idv, propone di raccogliere in un libro, si confondono con quelle di migliaia di lavoratori precari. Entrano nell'ente pubblico mediante concorso e sono inquadrati come collaboratori. Passano i mesi, gli anni e aumentano le aspettative di stabilizzazione. I Co.co.co. si trasformano in contratti a tempo determinato e l'assunzione sembra meno lontana. Le elezioni però segnano un passaggio epocale: dopo anni di centrosinistra a Palazzo dei Marmi arriva il centrodestra, diminuiscono i fondi a disposizione della Provincia e tramonta definitivamente l'ipotesi di assunzione. L'ex di turno, De Dominicis, si affretta a esprimere «comprensione» per le ragioni dei precari, ma anche «amarezza e disappunto» per essere stato chiamato in causa. Rivendica di «aver creato quelle opportunità di lavoro e di averle difese per nove anni, fino a siglare un accordo con il sindacato, cogliendo le opportunità della finanziaria 2006».

La manovra varata dal governo Prodi consentiva agli enti locali di sottoscrivere e approvare accordi di stabilizzazione per i precari che avessero maturato almeno tre anni di contratto a tempo determinato. E se alcuni enti pubblici, come il Comune e la Provincia di Massa Carrara, hanno imboccato subito la strada della stabilizzazione, restituendo agli anni di collaborazione la dignità di lavoro dipendente, così non è stato a Pescara, dove hanno prevalso altre logiche.

«C'è stato un proliferare di contratti impropri», spiega Rosa Paolini (Rsu Cgil), «siamo stati assunti come collaboratori, ma di fatto abbiamo svolto servizi alla stregua dei lavoratori dipendenti».

La parola passa alla magistratura, chiamata dagli ex precari a esprimersi su questa intricata vicenda.

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