Premiato il frate che costruì un ponte per aiutare lo Zambia

Manoppello: il missionario Crispino Valeri, 82 anni ha ottenuto il riconoscimento di Ambasciatore della fame

MANOPPELLO. Da umile frate Cappuccino missionario, dedicato a diffondere i principi cristiani fra le popolazioni dello Zambia e far crescere il loro livello di vita, a ingegnere costruttore di un ponte sospeso sul fiume Zambesi, nei pressi del villaggio di Chinyingi. Niente di tecnologico o di alta fattura edilizia, ma quanto basta a garantire alla gente che vive in quelle regioni di poter attraversare in tutta sicurezza il fiume. Un corso d'acqua che ha mietuto negli anni molte vittime proprio all’atto dell'attraversamento con zattere e altri mezzi galleggianti costruiti in maniera posticcia.

L'artefice di questa storia è fra Crispino Valeri, nato a Raiano (L’Aquila) il 31 gennaio del 1934, un frate cappuccino missionario in Zambia da oltre 40 anni. Il suo ponte costruito nel 1971 ha salvato centinaia di vite scongiurando grandi tragedie umane. Per questo l'associazione «Ambasciatori della Fame», ha voluto attestare l'opera del frate consegnandogli, nel Santuario del Volto Santo, un giusto e meritato riconoscimento, quello appunto di Ambasciatore della Fame, con una eloquente motivazione da leggere integralmente: «Alle estreme propaggini occidentali dello Zambia, nelle regioni dell'alto corso del fiume Zambesi grazie al coraggio di un abruzzese Fra’ Crispino Valeri, nel 1971, un'intera popolazione trovò giovamento dalla costruzione di un ponte pedonabile, lungo 300 metri, e centinaia di vite furono, grazie a lui, salvate».

«Era il 1971», racconta fra Crispino, «non sapevo come fare ma ero certo che ci sarei riuscito. E alla fine il ponte era lì davanti a me pronto a salvare vite umane. Ora sono vecchio e spero solo che quel ponte mi sopravviva». Per Geremia Mancini, presidente onorario dell'associazione, «mai il riconoscimento di ambasciatore della fame è andato a chi, più d'ogni altro, lo merita. Un uomo come frate Crispino che ha saputo, con modestia ed umiltà, costruire un ponte che è un monumento unico per grandezza umana che merita di essere conosciuto ed indicato ad imperituro esempio».

I frati cappuccini arrivarono in Zambia agli inizi del Novecento come primi missionari cattolici. Costruirono chiese, scuole, pozzi, dispensari e infrastrutture che funzionano ancora oggi. Fra Crispino prese la decisione di costruire il ponte sospeso dopo un’ennesima disgrazia, perché vide affogare undici persone nel tentativo di attraversare il fiume. Quel frate barbuto fece allora un voto: avrebbe realizzato con le sue mani una passerella sospesa nel vuoto, per scongiurare altre tragedie. «Non aveva alcuna competenza di progettazione», racconta un confratello, «ma si mise a studiare un manuale di ingegneria e con l'aiuto di cinque manovali recuperò travi di legno e cavi di metallo da una vecchia miniera. In cinque anni di lavoro portarono a termine questa grandiosa opera. Da allora questo ponte, superbo monumento alla tenacia dei missionari, ha salvato centinaia di vite umane. Ancora oggi sembra restare sospeso nel vuoto per volere di Dio».

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