L'ex sindaco di Farindola sul pavimento del bar del tribunale dopo l'aggressione

PESCARA

Processo Rigopiano, madre della vittima aggredisce l'ex sindaco / VIDEO

La mamma di Stefano Feniello prende a calci e schiaffi l'ex primo cittadino di Farindola Massimiliano Giancaterino imputato insieme ad altri 24 durante una pausa al bar dell'udienza sul disastro del resort: "Era al bar allegramente, quando è stato lui a firmare la condanna a morte di mio figlio e allora l'ho preso a pugni"

PESCARA. Aggredito l'ex sindaco di Farindola Massimiliano Giancaterino, questa mattina nel bar del tribunale di Pescara, durante una pausa della seconda udienza preliminare sul disastro dell'Hotel Rigopiano di Farindola. Giancaterino, che è uno dei 25 imputati, è stato aggredito alle spalle, mentre stava prendendo un caffè, da Maria Perilli, madre di Stefano Feniello, una delle 29 vittime della tragedia.

Il processo è stato poi rinviato al 25 ottobre su richiesta del legale di Giancaterino in quanto il suo cliente non poteva essere presente in aula perché doveva andare a farsi curare e quindi refertare in ospedale.

Secondo quanto emerso, la donna, tormentata dal dolore in tutti questi anni per la perdita del figlio, avrebbe fatto ricorso a qualche calcio e a qualche schiaffo. L'ex vice sindaco, malgrado la sua notevole mole fisca, è caduto in terra. Sono quindi intervenute le forze dell'ordine per riportare la calma. La donna è stata ascoltata dai carabinieri i quali si apprestano a inviare la segnalazione di quanto accaduto alla Procura.

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Rigopiano, la rabbia della mamma contro l'ex sindaco: "Mio figlio è morto e lui stava a prendere il caffè allegramente"
Le dichiarazioni al bar del tribunale e le immagini di Giancaterino dopo l'aggressione (video di Giampiero Lattanzio)

Quella in corso a Pescara è la seconda udienza preliminare davanti al gup Sarandrea, sul disastro dell'Hotel Rigopiano di Farindola, che il 18 gennaio 2017 costò la vita a 29 persone. Sono 24, più la società titolare dell'hotel, gli imputati che rischiano di finire a giudizio. Tra le posizioni più in vista figurano quelle dell'ex prefetto Provolo, dell'ex presidente della Provincia Di Marco e del sindaco di Farindola, Lacchetta.

Le accuse, formulate dal procuratore capo Serpi e dal sostituto Papalia, sono a vario titolo di disastro colposo, lesioni plurime colpose, omicidio plurimo colposo, falso ideologico, abuso edilizio, omissione d'atti d'ufficio, abuso in atti d'ufficio. Sotto la lente dell'accusa le carenze evidenziate, nella gestione dell'emergenza e nell'attivazione dei soccorsi, dai vari livelli istituzionali, ma anche la mancata realizzazione della Carta valanghe da parte della Regione, l'iter che consentì di procedere alla realizzazione del resort e i permessi rilasciati per fare alcuni lavori. I giudici dovranno decidere anche sull'ammissione delle 110 richieste di costituzione di parte civile.

L'EX SINDACO: «Stavo prendendo un caffè con i miei avvocati, quando sono stato aggredito. Non so da chi, era una donna. Mi ha picchiato, mi ha riempito di botte. Segue querela». Così l'ex sindaco di Farindola, Massimiliano Giancaterino, mentre esce dal tribunale di Pescara, scortato dagli operatori della Misericordia.

Maria Perilli ascoltata dai carabinieri in tribunale dopo l'aggressione al bar (foto di Giampiero Lattanzio)

LA MADRE. «Era al bar allegramente, quando è stato lui a firmare la condanna a morte di mio figlio e allora l'ho preso a pugni». Così Maria Perilli, madre di Stefano Feniello, una delle 29 vittime della tragedia dell'Hotel Rigopiano di Farindola, dopo essere stata identificata dalle forze dell'ordine. «Lui è il doppio di me - ha osservato poi la donna - quindi potete immaginare il male che gli ho fatto...». Perilli infine ha detto: «È stato lui a firmare i primi documenti per l'ampliamento dell'albergo e ha dato la possibilità all'albergo, da quel momento, di essere aperto anche durante l'inverno, non solo d'estate, quindi ha condannato a morte Stefano».

IL PROCURATORE. «Prendo atto di quanto accaduto e vorrei richiamare tutti i presenti, rivolgendomi soprattutto al pubblico, sulla consapevolezza che ovviamente nessuno può aggredire nessuno, ed è la legge che lo vieta»: così il procuratore capo Massimiliano Serpi, che insieme al sostituto Andrea Papalia rappresenta la pubblica accusa nel procedimento sul disastro dell'Hotel Rigopiano di Farindola. «In un processo delicato e complicato come questo deve esserci anche la consapevolezza che è indispensabile un clima di serenità perché le procedure possano proseguire nei tempi previsti dalle legge e anche nei tempi più celeri possibili - ha rimarcato Serpi -. Ciò non vuol dire, per quanto riguarda il pubblico ministero, che non ci debba essere la dovuta fermezza nella propria posizione di ricerca della verità. Questo episodio rende evidente come l'inevitabile rinvio non aiuta - ha concluso il procuratore - a giungere il prima possibile agii accertamenti giudiziari che tutti auspichiamo». Il gup Gianluca Sarandrea, subito dopo, ha aggiunto: «Faccio mie queste parole, questo è un processo complicato e creare situazioni di tensione non aiuta nessuno».