Provincia di Pescara, 150 posti a rischio per gli effetti della riforma

Metà dei dipendenti trasferiti in altri enti entro due anni, prevista la mobilità con tagli agli stipendi per chi resterà fuori

PESCARA. Un «due più due»: i «due» sono gli anni nei quali la metà dei dipendenti della Provincia dovrà trovare un’altra collocazione lavorativa, stando alla legge Delrio (la numero 56 dell’anno scorso). Calcoli alla mano, più o meno 150, visto che dalla Provincia fanno sapere che il totale dei dipendenti è di 297.

I calcoli sono questi, poiché da quest’anno si cominceranno a contare i due bienni: nel primo, dice la legge a firma del sottosegretario del capo del governo, la metà di tutti i dipendenti delle Province dovrà trovarsi una nuova sede di lavoro, come in Regione o in Comune. E nel secondo, se nel frattempo non saranno stati riassorbiti, pur rimanendo sempre a carico della Provincia, verranno messi in mobilità, con uno stipendio decurtato del 70% e con un impegno lavorativo ridotto analogamente.

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Ma non solo. Alla fine del quadriennio, se ancora non si sarà trovato un nuovo posto, potrebbe aprirsi lo spauracchio del licenziamento. Nessun allarmismo, fanno sapere dalla Provincia. Ma insomma, il rischio c’è. Com’è pure evidente la sofferenza della Provincia, costretta, stando alla lettura del Decreto legge 66, del 2014, e alla Legge di stabilità approvata prima di Natale, ai versamenti che le Province, compresa appunto quella di Pescara, dovranno supportare, sui 9 miliardi annui che lo Stato loro trasferisce, i quali saranno cumulativi per i prossimi tre anni, prima di andare a regime. E la provincia di Pescara per quest’anno dovrà versare 5,7 milioni di euro circa, il doppio l’anno prossimo, e 17,1 milioni nel 2017. Il tutto, a fronte di una spesa che dovrebbe rimanere invariata: 35 milioni all’anno. E se per quest’anno il bilancio, che tra l’altro non è stato ancora approvato, potrà far fronte ai 5.700.000 destinati allo Stato grazie ad un avanzo di circa 5 milioni derivante dall’esercizio dell’anno scorso, 2016 e 2017 saranno da vacche magre. Sì, poiché l’anno prossimo non solo i milioni da versare allo Stato non saranno più «solo» 5,7, ma il doppio, cioè 11,4 milioni, ma le entrate, vista la crisi economica che non molla e con un Pil che la Commissione europea, a livello nazionale, ha stimato, per il 2015 intorno allo 0,6%, potrebbero anche diminuire.

L’anno scorso, infatti, la Provincia di Pescara ha già registrato un calo di 800mila euro derivante dal gettito relativo alle immatricolazioni delle automobili, dalla quota delle assicurazioni Rca, quelle obbligatorie, e dal contributo per l’ambiente. In altre parole, se da un lato gli anni prossimi la spesa della Provincia, per tutti i servizi che eroga, dovrà continuare a mettere in bilancio uscite per 35 milioni, già l’anno prossimo dovrà reperire almeno 11,7 milioni che avrà in meno, mentre, invece, nel 2017, i milioni da trovare dovranno essere almeno 17,1. L’alternativa è il taglio dei servizi. Ma per sopperire a questi, ha fatto sapere nei giorni scorsi il presidente della Provincia Antonio Di Marco, la Regione ha reso noto che «studierà un percorso per poter coprire con i finanziamenti dei fondi strutturali europei le spese per il personale dei centri per l’impiego e delle politiche attive del lavoro». Amaro, pensando ai prossimi anni, il commento del segretario generale della Provincia Fabrizio Bernardini. «Le riforme si possono fare, ma non si possono trasformare in disservizi».

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