"Gite troppo care, discriminano gli studenti" Le scuole abruzzesi rinunciano per la crisi

A causa della crisi molti dirigenti scolastici rinunciano ai viaggi di istruzione. Preferite le uscite in giornata o di pochi giorni: sono più semplici ed economiche

PESCARA. Niente gite, c’è la crisi. Era la primavera il periodo caro agli studenti, quello tradizionalmente dedicato alla preparazione del viaggio di istruzione. Notti fuori, giorni di convivenza tra compagni di classe e, perché no, anche con i docenti. Non si può più, o almeno non sempre. Le famiglie possono spendere meno di qualche anno fa, le scuole non hanno finanziamenti tali da consentire un contributo alle gite di fine anno, e così si taglia. Un po’ per ridurre le spese, un po’ per non discriminare gli studenti. Le scuole abruzzesi stanno preferendo ai viaggi di istruzione brevi uscite didattiche, quelle di un giorno, o al massimo optano per qualche giorno di vacanza ma in Italia, e per di più in bassa stagione, anche all’inizio dell’anno.

LA GITA TRADIZIONALE Qualche anno fa, i diciottenni aspettavano la fine del percorso scolastico per la “gita del quinto”, quella da ricordare, lo sprint finale di cinque anni di studio prima di salutare definitivamente i compagni di classe.

Ed ora, forse, a risentire di più del costo della vita che sale sono proprio loro, gli adolescenti che tanto darebbero per qualche giorno lontano da casa. Un momento anche educativo secondo alcuni docenti, poiché il viaggio di istruzione consente di toccare con mano cose studiate sui libri, un momento di convivenza con altri coetanei.

STRETTA IN TUTTA ITALIA I docenti abruzzesi confermano una tendenza che va ben oltre i confini regionali. Si fa così un po’ in tutta Italia. Le priorità sono altre, via le gite. A volte, poi, sono anche gli stessi docenti a non prestare la propria disponibilità ad accompagnare le classi: una responsabilità h24, con tanti alunni al seguito e senza indennità di missione inizia a divenire compito gravoso anche per loro.

LA PROTESTA DEI DOCENTI I viaggi istruzione sono stati ridotti non solo per la crisi economica che ha svuotato i portafogli delle famiglie, ma anche come forma di protesta da parte del collegio dei docenti contro i tagli dei fondi alla scuola pubblica. Accade al liceo classico Vittorio Emanuele II e all’istituto De Titta di Lanciano. Nelle due scuole superiori si faranno solo le gite già programmate prima dell’inizio della protesta, che risale al novembre scorso, e, per quanto riguarda il liceo linguistico De Titta, si faranno solo gli stage linguistici. A mettere nero su bianco questa singolare iniziativa sono stati i docenti del classico che su un documento hanno riportato le iniziative intraprese per denunciare i tagli alla scuola pubblica, l’aumento delle ore dei docenti a parità di salario.

Tra queste c’è “il blocco temporaneo delle uscite didattiche e visite di istruzione ad eccezione di quelle già prenotate e programmata”. Al De Titta si sottolinea il peso che le gite hanno sul bilancio familiare e la decisione di fare solo gli stage linguistici. Una decisione presa per andare incontro alle famiglie e come forma di protesta.

COME SI ORGANIZZA IL VIAGGIO

Ma qual è l’iter da seguire per l’organizzazione di un viaggio di istruzione ed a che punto, a causa della crisi, si intoppa?

«Da quando le scuole sono dotate di autonomia», spiega la preside dell’istituto Aterno Manthonè di Pescara Donatella D’Amico, «ogni scuola può decidere per proprio conto se e come organizzare un viaggio di istruzione che, come indica l’espressione stessa, va pianificato in coerenza con il programma di studi dell’anno. La cosa viene affrontata in sede di consiglio di classe e poi di istituto. Questo è un anno particolare», prosegue la docente facendo riferimento alle famiglie, «perché molte famiglie sono senza lavoro, e non possono far fronte ad un viaggio che, mediamente, costa 300 euro. Subentra quindi una componente umana: se in una classe andassero in gita 3 o 4 studenti su una ventina, mandarli sarebbe discriminante rispetto agli altri».

I FONDI DELLE SCUOLE Le scuole, inoltre, dispongono di bilanci propri e di fondi, come quelli provenienti dal contributo volontario annuale degli stessi studenti, non vincolati ad alcuna attività in particolare.

Tali fondi possono essere impiegati come contributo per i viaggi di istruzione, ma spesso gli Istituti scelgono di investire le somme a disposizione in servizi per la scuola, dei quali tutti gli studenti possono usufruire durante l’anno. Quest’anno l’Istituto Acerbo di Pescara non ha fatto viaggi di istruzione. Una scelta per evitare discriminazione, ed anche conseguenza della carenza di docenti accompagnatori. «La stretta c’è stata», commenta la preside Annateresa Rocchi, «noi di viaggi non ne abbiamo fatti. I docenti hanno constatato l’opportunità in un momento di crisi, e dal momento che anche le indennità sono state ritirate e per loro non vi è alcun rimborso, abbiamo rinunciato. Abbiamo preferito far conoscere ai nostri ragazzi il territorio, pianificando uscite didattiche di una giornata».

ALTRE PRIORITA’ Per quanto riguarda infine i fondi in possesso delle scuole, la Rocchi risponde così: «Non mi sembra il caso di destinare alle gite le risorse della scuola, anche qualora ve ne fossero. Nel nostro caso abbiamo ritenuto opportuno investire nelle tecnologie, predisponendo con strumenti dei quali possono usufruire tutti gli studenti». ©RIPRODUZIONE RISERVATA