"PAUSE II"

12 Maggio 2013

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Lui le aveva detto che ci sarebbero andati "Insieme" in quel posto, e per un attimo il mondo intero fece una pausa, una di quelle in cui tutti diventano gli spettatori di un'unica scena. Aveva uno sguardo libero, fatto di sole e terra buona, feconda di sogni e prospettive sempre nuove. Era libero, e lei lo sapeva. Non conosceva niente di lui, e questo le bastava terribilmente. Non se lo riusciva a spiegare, ma era come se si fossero già incontrati in un'altra vita, e la fiamma di quei sensi antichi fosse tornata a bruciare la carne. In quel momento lei era onnipotente, aveva un profumo nuovo, intero, che la sua pelle non aveva mai respirato, era tutto reale: sapeva quello che voleva, sapeva che sarebbe accaduto. Non aveva permesso all'incertezza di invadere quel suo spazio perfetto, fatto su misura per lei. Poteva. Poteva tutto. Eppure lei non era affatto una persona semplice, una di quelle che di fronte alla domanda "Cosa le porto signorina per concludere la cena? Dolce, caffè o che altro?" rispondono subito. No. Lei sarebbe stata capace di rimanere lì ferma a guardare quel cameriere impaziente per ore, fregandosene che andava di fretta, fregandosene che magari altre persone aspettavano la stessa domanda e, a differenza sua, erano pronte a rispondere, a soddisfare le loro voglie. A quella domanda non sapeva rispondere, perché comportava per lei una scelta importante: con quale gusto avrebbe concluso quella cena, quale sapore avrebbe indossato per il resto della serata. E scegliere con chi condividere l'intimità della propria bocca non è mai una scelta facile. E lei in momenti come quelli davvero non lo sapeva. Ma trovandosi davanti a quegli occhi, improvvisamente riusciva a sapere, e quello stato di conoscenza, per quanto nuovo e piacevole per lei fosse, la invadeva, la faceva sentire nuda davanti ad un corpo imponente e nel quale avrebbe voluto rifugiarsi, forse nascondersi. Il corpo di lui era teso verso un luogo indefinito, pronto a prenderla, convinto senza prove, che l'avrebbe accompagnato. Era un posto, un'opportunità da accogliere senza pensare, senza la possibilità di scegliere. Si può scegliere che abito comprare, cosa cucinare, se continuare a dormire dopo il suono della sveglia e di fare tardi. Sì, si può scegliere. Ma come ogni lusso, non tutti possono permetterselo. Come ogni lusso, non garantisce la felicità. Loro non avevano scelto, e nonostante ciò volevano trovarsi esattamente in quel posto, esattamente l'uno davanti al corpo dell'altra, bloccati in quell'attimo che sarebbe durato una vita, forse per sempre. Il loro posto non era di questo mondo perché come ogni cosa del mondo nasce e muore, loro non potevano né nascere né morire, perché sapevano che erano sempre esistiti e che non sarebbero mai morti. Era un viaggio, quello che avrebbero fatto "Insieme", senza ritorno e senza coscienza, privi com'erano di ogni ragione terrena. C'era solo da andare, andare "Insieme" in quel posto che sarebbe diventato la loro casa. Marco la salutò, e la guardò con i suoi occhi intensi, prima di andarsene dalla libreria in cui si erano incontrati quella mattina, come se da quel momento in poi avrebbe dovuto vivere solo per mantenere quella promessa, fatta di parole e di necessità. Claudia restò immobile, volendo prolungare il più possibile quella vicinanza di corpi sconosciuti, così umani, avidi com'erano di speranze vere. Restò in attesa di una conferma, ma sapeva che non ne avrebbe avuto bisogno. Si guardarono a lungo, e continuarono a farlo anche dopo.

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