Raddoppio della ferrovia, il Pd: «Pescara-Roma a rischio, mancano i fondi per i lavori»

5 Dicembre 2025

Il consigliere Di Marco: «Classificare l’intervento come spesa militare significa che non ci sono coperture». Scontro sulla grande opera dopo il faccia a faccia Marsilio-Crosetto. Rifondazione: «No ai treni di guerra»

L’AQUILA. «Forse i soldi per completare davvero tutto il progetto non ci sono». Ieri, in commissione di Vigilanza, il consigliere regionale Pd Antonio Di Marco ha denunciato che sarebbe a rischio il raddoppio ferroviario della Pescara-Roma, grande opera da almeno 10 miliardi di euro con i lavori già iniziati tra Brecciarola e Manoppello. La seduta è andata in scena il giorno dopo il faccia a faccia, a Roma, tra il presidente della Regione Abruzzo Marco Marsilio di Fratelli d’Italia e il ministro della Difesa Guido Crosetto per classificare l’intervento come «spesa militare»: un incontro che segna un altro passo del piano di Marsilio per trovare «più risorse». Il presidente, oltre a trattare con il governo, ne ha parlato anche con il commissario europeo ai Trasporti Apostolos Tzitzikostas.

IL SOSPETTO DEL PD

«Un’opera», spiega Di Marco al termine della commissione Vigilanza, «nata come volano di sviluppo e sostegno ai territori sembra progressivamente slittare verso una funzione bellica tanto gradita oggi a Marsilio e Crosetto, quasi a volerci convincere che la rapidità serva più alla difesa nazionale che all’economia abruzzese. E il sospetto, condiviso da opposizione, comitati e cittadini, è sempre lo stesso: mancano i fondi». E allora, secondo Di Marco, «da qui nasce la necessità urgente di tutelare le realtà economiche insediate lungo il tracciato, aziende per le quali lo spostamento non è una variabile secondaria ma un’operazione complessa, costosa, e al momento priva di soluzioni certe. Ad oggi restano sospese di due realtà produttive fondamentali ad Alanno: Orsini-Blasioli e Alpha Sigma. La delocalizzazione di queste attività», afferma il consigliere Dem, «mette a rischio produzione e continuità aziendale».

LE INCOGNITE

Le incognite riguardano anche il secondo lotto Scafa-Pratola Peligna: inizialmente erano state previste due gallerie per un totale di quas i 11 chilometri nel ventre del Morrone con oltre trenta sorgenti d’acqua. «Quel lotto», dice Di Marco, «resta avvolto in una nebbia fitta: nessun progetto definitivo depositato, nessun documento formale sull’ipotesi alternativa al traforo del Morrone, solo dichiarazioni verbali emerse in commissione e niente agli atti. Se non sappiamo come verrà realizzato il tracciato, non possiamo nemmeno valutare l’impatto ambientale, né capire su quali basi sia stata costruita la scelta politica di procedere puntando sulla copertura militare. C’è poi il capitolo dei fondi spettanti ai Comuni di Manoppello, Alanno, Rosciano e Scafa: circa 5,5 milioni, pari all’1% del costo dell’intervento sul lotto 2, destinati esclusivamente a opere di urbanizzazione che non c’entrano nulla con le migliorie infrastrutturali richieste». E Di Marco conclude: «Pretendiamo trasparenza, perché una grande infrastruttura non può avanzare nel silenzio ma soprattutto deve avere un orizzonte certo e pacifico verso cui andare».

RIFONDAZIONE ACCUSA

«Cari Marsilio e Crosetto, i treni lasciamoli ai pendolari e a quanti vogliono visitare la nostra regione, non ai carrarmati», dicono Viola Arcuri e Corrado Di Sante, co-segretari regionali di Rifondazione comunista, «contro lo spopolamento, la soluzione di Marsilio e Crosetto è militarizzare l’Abruzzo. Queste trovate miste di cinismo, avventurismo bellicista e soddisfazione sorridente per la rigogliosa economia di guerra, vanno lette come l’espressione chiara di una visione del mondo, della società e dei rapporti umani. Visione da respingere in blocco», dicono Arcuri e Di Sante, «a cui opporre la pratica quotidiana dell’attuazione della Costituzione e la ricostruzione di un tessuto sociale impoverito e atomizzato da anni di neoliberismo, austerità e odio verso lavoratori e ultimi. Far credere agli abruzzesi che diventare un avamposto delle forze armate sia la soluzione ai problemi della nostra regione, oltre ad essere una boutade priva di qualsiasi appiglio pratico, è quanto di più lontano dall’idea di Abruzzo che ci si dovrebbe impegnare a promuovere e realizzare. Non bisogna arrendersi alla propaganda di guerra che ci vuole tutti arruolati o addirittura a treni con l’elmetto: dalle parti del centrodestra mancano programmazione e visione: si procede con lo spezzatino delle tratte della Pescara-Roma e finanziamenti che vanno e vengono, senza alcuna certezza».