Reliquia trafugata casolari al setaccio

La refurtiva potrebbe essere nascosta in zona. Spunta la pista del satanismo Il precedente delle spoglie di Celestino V sparite da Collemaggio e poi ritrovate

L’AQUILA. Un furto su commissione per collezionisti o feticisti, o finalizzato al ricatto, uno sfregio oppure un atto connesso al satanismo? Sono queste le piste investigative che seguono i carabinieri del Comando dell’Aquila dopo il furto della reliquia del defunto Papa Giovanni Paolo II e del crocifisso trafugati dal santuario di San Pietro della Jenca, ai piedi del Gran Sasso, meta di continui pellegrinaggi. E la memoria torna indietro di oltre 25 anni quando, dalla basilica di Collemaggio, furono rubate le spoglie di Papa Celestino V. La polizia le ritrovò dopo alcuni giorni ma i motivi e i responsabili restano ancora un mistero visto che non ci furono arresti o indagati. Ieri, finché il tempo lo ha permesso, una cinquantina di carabinieri hanno perlustrato tutta l’area intorno al luogo di culto violato, compresi casolari disabitati da anni. Non è stato trovato nulla, finora, ma i militari hanno ipotizzato che i ladri, temendo di essere braccati, potrebbero avere lasciato la refurtiva nascondendola provvisoriamente nella zona. Tutto ciò in attesa di riprenderla più in là immaginando un affievolirsi dell’attività investigativa e di controllo del territorio.

I carabinieri hanno effettuato indagini di polizia scientifica all’interno del santuario ma non sembra che siano state lasciate impronte. Forse hanno adoperato i guanti. I carabinieri hanno ascoltato anche alcune persone informate sui fatti come Franca Corrieri (foto a destra), che ha scoperto il furto, figlia di Pasquale (fondatore dell’associazione culturale San Pietro della Jenca) che da tempo ha avviato l’attività di promozione turistica del luogo. Come pure è stato ascoltato il parroco don Luigi Abid Sid, assistente spirituale di Casa Savoia, con altre persone, ma nessuno ha potuto fornire informazioni adeguate per dare una svolta all’inchiesta. La pista del satanismo, quella di maggior interesse mediatico, non sembra riscuotere particolare interesse negli investigatori. Questo nonostante la segnalazione dell’Osservatorio antiplagio secondo il quale nel calendario satanico il giorno del furto «coincide con l’inizio del dominio del demone Volac evocato dal 25 al 29 gennaio in vista del capodanno satanico di febbraio». Lo stesso Pasquale Corriere, tornato ieri in tutta fretta dalla Sardegna, ritiene il furto su commissione l’ipotesi investigativa più verosimile. «Altrimenti», aggiunge, «non si spiegherebbe la ragione per la quale è stata del tutto ignorata dai ladri la cassetta con le offerte dei fedeli». La notizia ha fatto il giro del mondo visto che lo stesso ex assessore comunale riferisce di essere stato contattato anche dalla stampa straniera. La reliquia, un pezzo di stoffa con intriso il sangue del Papa scaturito dopo l’attentato del 13 maggio 1981, ha del resto un grande valore visto che ve sono solo altre tre.

Ieri nel santuario c’è stata la visita del vescovo ausiliare Giovanni D’Ercole (foto a sinistra)il quale ha fatto un appello ai ladri: «Riportate la reliquia prima possibile». Il prelato, del resto, sa bene che, essendoci solo tre reliquie, è difficile che, se non si ritrova quella rubata, se ne potrà avere un’altra.

Il vescovo, inoltre, non ha mancato di osservare come il luogo di culto sia isolato e non esistano sistemi anti-intrusione per difenderlo da ladri e vandali. Al momento il fascicolo in mano al pm David Mancini è aperto contro ignoti e il reato contestato è furto aggravato. Oggi ci potrebbe essere un incontro tra lo stesso pm e il comandante provinciale dei carabinieri Savino Guarino per fare il punto sull’inchiesta.

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