L'inchiesta sull'urbanistica

Residenza per anziani trasformata in palazzi

Dossier svela i retroscena del progetto presentato dalla Onlus di Cuccarese

PESCARA. Da Cittadella della Carità, per accogliere ed assistere 86 anziani, a business del mattone: palazzi in via Salara Vecchia, 14mila metri cubi di cemento armato. Un dossier, consegnato al pool di magistrati che indaga sull’Urbanistica, svela il retroscena di una delle operazioni dell’Ivec (In Veritate et Charitate), la Fondazione Onlus dell’ex arcivescovo di Pescara, Francesco Cuccarese.

L’ex socio di Cuccarese, il manager Luciano Carrozza, è finito tra i 15 indagati verso i quali la procura ipotizza a vario titolo i reati di corruzione e fondi neri ai partiti. L’ex arcivescovo e Carrozza gestivano ingenti beni immobili della Ivec. E nell’ex sede della fabbrica Napolplast, in via Salara Vecchia, con annessi 7mila metri quadrati di terra, Cuccarese voleva costruire una residenza sanitaria assistita per anziani che l’ex presule, ora diventato canonico della basilica di San Pietro in Vaticano, immaginava di riservare ai poveri e agli anziani. Ma Cuccarese, alla fine del 2005, lascia Pescara senza realizzare il suo progetto. E il 26 giugno del 2006 il Comune riceve una rimodulazione del programma d’intervento.

A presentarla è «Pescara Project srl» che il 20 giugno ha acquistato l’area ex Napolplast. «Pescara Project» è composta da Renzo Pagliai, amministratore della Sangro Invest srl e dall’ingegner Andrea Repetto. I due imprenditori si erano accollati, di fronte a un notaio, tutti i debiti contratti con le banche dalla fondazione Ivec di Cuccarese. Basti pensare che sugli immobili gravavano ipoteche per 28 milioni di euro. A questa operazione di salvataggio se n’era aggiunta un’altra portata a termine, attraverso la Carichieti, dal professor Carmine De Nicola, manager dell’Iri School di Francavilla, che rileva il Sund Hotel di Montesilvano (e non la Cittadella dello Sport dietro via Pantini).

Ma torniamo alla Cittadella della Carità. L’amministrazione comunale, con una delibera dell’ 8 ottobre del 2001 (giunta Carlo Pace), ratifica l’accordo di programma sottoscritto tra Comune, Provincia e In Veritate et Charitate che ottiene l’autorizzazione dalla Regione per 86 posti letto, e un contributo di un milione di euro da parte della stessa Regione. Arriviamo così al dossier in mano ai magistrati. Porta la firma dei responsabili del settore Urbanistica del Comune che ammettono: «L’accordo di programma originario mirava alla creazione di una infrastruttura che riqualificasse il quartiere sia dal punto di vista urbanistico, ma soprattutto dal punto di vista sociale. In termini di benefici l’accordo prevedeva la libera fruizione, da parte della cittadinanza, durante le ore diurne, degli spazi di verde attrezzato all’interno del centro di accoglienza, oltre l’uso gratuito su richiesta dell’amministrazione comunale, del locale destinato a sala conferenze».

Ma di punto in bianco l’accordo Comune-Ivec cambia. La proposta di rimodulazione, presentata da Pescara Project «implica una nuova variante urbanistica», si legge nel dossier, «da strutture a carattere pubblico-sociale a strutture a carattere prevalentemente privatistico. Nella rimodulazione viene chiesta la trasformazione di gran parte delle superfici precedentemente destinate a centro di accoglienza in alloggi residenziali privati». Alcuni numeri (vedi la tabella) chiariscono ancora di più il fulcro dell’operazione: Il centro di accoglienza passa da 8.340 metri cubi a zero; le strutture residenziali da zero a 13.988 mc. «Da un’analisi sommaria non risulta verificato il rapporto di convenienza pubblico-privato, in quanto la esigua cessione di aree ad opere pubbliche, non sono assolutamente sufficienti per garantire il minimo imposto dal regolamento sui programmi complessi», termina il dossier in mano al pool di magistrati.