Pescara

Tragedia Rigopiano, chiesta la conferma di due condanne. Il Pg: «Nessuno sapeva chi comandava»

17 Novembre 2025

La condanna chiesta al termine della requisitoria in Appello bis a Perugia. Sotto la lente d’ingrandimento i due tecnici della Provincia di Pescara Paolo D'Incecco e Mauro Di Blasio

PERUGIA. La conferma della condanna per i due tecnici della Provincia di Pescara Paolo D'Incecco e Mauro Di Blasio è stata chiesta oggi dal sostituto procuratore generale di Perugia, Paolo Berlucchi, durante la sua requisitoria nell'appello bis sul disastro di Rigopiano, che il 18 gennaio 2017 portò alla morte di 29 persone, dopo che una valanga travolse l'albergo di Farindola. Il nuovo processo riguarda dieci imputati dopo che la Suprema Corte ha rinviato varie posizioni a Perugia.

Oltre ad aver confermato la condanna per falso dell'allora prefetto di Pescara, Francesco Provolo, la Cassazione aveva infatti annullato le condanne dell'ex sindaco di Farindola Ilario Lacchetta, di un tecnico comunale e dei due tecnici provinciali, rimandando le rispettive posizioni a nuovo giudizio. Appello bis anche per i sei dipendenti del servizio di Protezione civile regionale, assolti in primo e secondo grado dalle accuse di disastro, lesioni e omicidio colposi. 

REQUISITORIA. Ha descritto la gestione dell'emergenza neve nelle ore e nei giorni precedenti alla valanga di Rigopiano, parlando di "superficialità" e di un "caos totale in cui nessuno sapeva chi comandava" il sostituto procuratore generale di Perugia, Paolo Berlucchi, durante la sua requisitoria nell'appello bis sul disastro che il 18 gennaio 2017 portò alla morte di 29 persone, dopo che una valanga travolse l'albergo di Farindola. Il magistrato ha chiesto la conferma della condanna per due tecnici della Provincia di Pescara. Al centro delle contestazioni, la questione della turbina spazzaneve, fondamentale per la percorribilità della strada provinciale che conduceva all'hotel. "La turbina - ha ricordato il pg - si rompe il 6 gennaio, il 7 viene portata dal meccanico, e poi non si fa nulla. E' stato scelto di disinteressarsi e di affrontare le condizioni atmosferiche senza la turbina". Per il sostituto procuratore generale "era possibile e anche dovuto ipotizzare quanto poteva accadere e occorreva provvedere alla messa in sicurezza". "Cosa che doveva essere fatta - ha aggiunto - perché lo sapevano tutti che sarebbe venuta giù l'ira di Dio: era scritto su tutti i bollettini". Secondo l'accusa, già il 17 gennaio 2017, e non solo poche ore prima della tragedia, la situazione meteorologica era "chiarissima" e avrebbe imposto "interventi immediati" come la chiusura della strada per impedire agli ospiti di raggiungere la struttura e, soprattutto, la sua riapertura tempestiva la mattina del 18 gennaio, quando i clienti dell'hotel tentarono invano di mettersi in salvo.

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