Rigopiano, «Feniello vivo»: ecco il video dell’errore

Spunta la registrazione della comunicazione sbagliata data alla famiglia di Stefano, poi trovato morto sotto le macerie dell'hotel Rigopiano

FARINDOLA. Quella sera, il venerdì 20 gennaio, gli amici di Stefano Feniello hanno stappato lo spumante. Il padre, la madre, il fratello di Stefano si sono abbracciati con le lacrime, hanno esultato. Perché il prefetto Fracesco Provolo, alla fine di una giornata di attesa per i tre bambini trovati vivi ma non ancora arrivati a Pescara, e di una girandola di voci che da Rigopiano raccontavano lieto fini che purtroppo non ci sono mai stati, il prefetto aveva fatto leggere ufficialmente, dalla funzionaria della protezione civile, l’elenco dei sopravvissuti individuati fino a quel momento sotto le macerie dell’hotel Rigopiano. E il secondo nome, dopo quello di Giampaolo Matrone, è stato «Feniello Stefano». Seguito da Francesca Bronzi, Giorgia Galassi ed Edoardo Di Carlo. «Speriamo per gli altri», concluse il prefetto. Da quella stanza, dopo il prefetto, il questore e il presidente della Regione, c’è chi uscì in lacrime come Piergiovanni Di Carlo che con il fratello Riccardo dalla mattina stava aspettando oltre al fratellino Edoardo, anche la madre Nadia e il papà Sebastiano, da Riogopiano dati per vivi e invece mai arrivati. E c’è chi uscì esultando. Come i Feniello. Destinati invece a morire due volte. Vittime, una volta di più, della confusione che in quei giorni ha contraddistinto la comunicazione. Non tanto o non solo con i giornalisti, ma soprattutto con le famiglie, lasciate nel limbo dell’attesa nello stanzone d’ospedale dov’erano stati sistemati e dove sono rimasti sei giorni.

Tragedia di Rigopiano, una vittima viene data per viva
Ospedale di Pescara, 20 gennaio 2017. Sono da poco passate le ore 19 e il prefetto di Pescara, Francesco Provolo, convoca i familiari degli ospiti e dei lavoratori dell'hotel Rigopiano in sala biblioteca per riferire sull'andamento dei soccorsi e sui nomi dei sopravvissuti al crollo del resort. Il secondo nome pronunciato è quello di Stefano Feniello. Si odono grida, applausi, pianti. Lasciato nel limbo dell'attesa, due giorni dopo il padre del ragazzo, Alessio Feniello, chiederà pubblicamente conto della fine del figlio. (video di Simona De Leonardis)

A testimoniare quella confusione c’è un audio registrato quella sera del 20 gennaio di cui il Centro è entrato in possesso e che riproponiamo oggi sul sito il Centro.it. Un audio che a sentirlo oggi, a un mese da quella tragedia, con Stefano che è stato seppellito e il padre che continua ad andare in televisione a gridare giustizia, mette i brividi e commuove. Perché a quelle parole era impossibile non credere: «Lo so chi vi devo dare i nomi, voi siete in pensiero», dice il prefetto dopo cinque minuti di premessa a spiegare come stavano andando le cose, a raccomandarsi di non credere «alle notizie che vengono date per suggestionarvi. Noi siamo qui per riferirvi questa comunicazione, a tutte le altre cose vi prego di non credere, c’è la struttura della protezione civile che ha mandato i funzionari anche per darvi le notizie». E ancora, «ci hanno detto che siete incavolati, per questo siamo qui. Vi leggiamo i nomi di queste persone che stanno per essere aiutati ad uscire». E via con l’elenco, con Stefano dato per vivo. Salvo poi, un paio d’ore dopo, sentire un altro elenco, sempre per bocca della stessa funzionaria della protezione civile, che il prefetto invitò a leggere davanti ai giornalisti rimasti in attesa davanti al pronto soccorso dell’ospedale.

Hotel Rigopiano, l'accusa del padre di un disperso: "Mio figlio lasciato là sotto"
Non si placa la rabbia di Alessio Feniello, padre del 28enne salernitano Stefano, ufficialmente disperso all'Hotel Rigopiano, mentre la fidanzata Francesca Bronzi che era con lui è stata tratta in salvo. "Francesca aveva detto ai soccorritori che Stefano era vicino a lui, ma lo hanno lasciato lì sotto", ha detto ai giornalisti davanti al pronto soccorso dell'ospedale di Pescara. (video di Giampiero Lattanzio)

«Vincenzo Forti, Edoardo Di Carlo, Giorgia Galassi, Francesca Bronzi e Matrone Giampaolo» legge la funzionaria, colta alla sprovvista dalla disposizione del prefetto e che pure prova a evitare l’incombenza: «Non posso, devo chiedere autorizzazione dal mio ufficio stampa». Forse si era già resa conto dell’errore, forse no, fatto sta che dall’elenco sparisce il nome di Feniello, per cui familiari e amici stavano ancora brindando, e subentra quello del giuliese Vincenzo Forti.

Ma per tutta la mattina successiva Alessio Feniello e la moglie Maria aspettano comunque l’ambulanza con Stefano vivo. Fino al pomeriggio, quando il papà del ragazzo viene convocato nell’ufficio di polizia dell’ospedale. Dentro ci sono il prefetto Provolo, il vice ministro Filippo Bubbico e il questore Francesco Misiti che gli parlano ridimensionandone ampiamente le speranze. C’è chi, tra gli amici di Stefano, da quella stanza esce in lacrime. Ma non Alessio Feniello. Che continua a tirare dritto, perché comunque nell’incontro con i familiari del venerdì sera il prefetto aveva parlato anche di una persona ferita da aggiungere ai nomi dei vivi «sicuri». E forse, spera, può essere Stefano

Ma è un leone in gabbia Feniello che va avanti e indietro per l’ospedale, perde le staffe a intermittenza, ha dei malori, ma non smette di farsi sentire. Davanti alle telecamere purchè in diretta, per poter dire, e accusare, tutti quelli che vuole. Se la prende con tutti Feniello, tra i primi, dei familiari colti dal lutto, a farsi accompagnare da un avvocato. Non ne fa mistero il padre che subisce la beffa finale di essere tra gli ultimi a riconoscere (compito affidato all’altro figlio) il corpo del suo ragazzo.

«Si doveva sposare il prossimo giugno e sto qui a fargli il funerale», dice straziato. «Ma non voglio soldi, perché la vita di un figlio non ha prezzo», ripete arrabbiato Feniello. Che pretende giustizia anche per quell’illusione che l’ha fatto rinascere e morire due volte.

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