Pescara

Rigopiano, è nata Bianca: ha lo stesso nome della nonna, morta sotto le macerie dell’hotel

18 Novembre 2025

Felice coincidenza nel giorno dell’udienza del processo a Perugia. Ieri notte è arrivata la primogenita di Marco Foresta, che nella tragedia del 2017 ha perso i genitori: «Magda e io l’abbiamo chiamata come mamma, non c’erano altri nomi possibili»

PERUGIA. Rigopiano tra la vita e la morte, Rigopiano e la storia che scorre in attesa di una sentenza, nel dolore di una mancanza. Rigopiano e le coincidenze, quasi sempre nefaste. L’ultima, la tragedia di Gianni Colangeli, il fratello di Marinella ( tra le 29 vittime) che lo scorso 10 ottobre è morto per un infarto di ritorno dalla prima udienza dell’Appello bis a Perugia. Ma ieri, nel giorno della seconda udienza a Perugia, ce n’è stata un’altra di coincidenza, e questa volta bella e fortunata come può essere una bambina che nasce. Si chiama Bianca, come la nonna che non conoscerà mai, morta a 50 anni sotto le macerie dell’hotel Rigopiano con il marito Tobia Foresta. E Marco, il loro unico figlio, che a gennaio del 2017 aveva 28 anni oggi, con la moglie Magda Tirabassi al fianco, si ritrova finalmente immerso nella vita.

Marco, come sta? «Non lo so neanche io, incredulità totale. Come un pugile suonato. È nata a mezzanotte e 39, una felicità unica».

L’avete chiamata Bianca, come sua madre. Cosa le direbbe oggi? «Sarebbe sicuramente felice, anche del nome. Ma non c’erano altri nomi possibili».

E se fosse stato un maschietto? «Tobia. Un’idea condivisa da subito con Magda». Lo scorso dicembre vi siete sposati, si può dire che oggi la vita ricomincia davvero? «Cambia tutto. Già con il matrimonio avevo iniziato a pensare alla mia vita, perché io come gli altri orfani di Rigopiano devo andare avanti. I primi a esserne orgogliosi sarebbero i nostri genitori. Ma come dico sempre, Rigopiano non si dimentica, c’è sempre». E alal piccola Bianca cosa racconterete di Rigopiano e dei nonni che non conoscerà? «Piacerebbe saperlo anche a me, soprattutto in una giornata come oggi con il processo d’appello bis in corso. Vorrei sapere come e cosa le potrò raccontare, ma ci sarà tempo per parlarle di tutto e di spiegarle perché i nonni non ci sono più». Quali insegnamenti trasmetterà a sua figlia, tra quelli ricevuti dai suoi genitori? «Mi piacerebbe crescerla come loro hanno cresciuto me, con la stessa dedizione, l’attenzione che ci hanno sempre messo». Oggi è un giorno felice, ma si inciampa spesso con Rigopiano. Ci crede alle coincidenze di Rigopiano? «Sicuramente. Secondo me tutte queste coincidenze non sono casuali, anche se, sì, questa è una bella notizia, ma la tragedia di Gianni non ci voleva. Mi ha devastato veramente, una tragedia grande per tutti noi. Ho pianto per giorni, non ci potevo credere. Ma è vero, io lo vedo sì, c’è un parallelismo pazzesco». Intanto sono passati quasi nove anni durante i quali Rigopiano ha ridisegnato e dettato la vita di ognuno dei familiari delle 29 vittime. «È così, ed è stato così anche il matrimonio per me. Magda e io ci siamo sposati il 7 dicembre, quattro giorni dopo la sentenza della Cassazione del 3 dicembre scorso. Sono stato sempre in prima linea con il comitato, in tutti questi anni ho trovato degli amici, un sostegno, ma a un certo punto devi staccare, Rigopiano non può diventare la tua vita sennò vieni mangiato. Anche se per i genitori che hanno perso un figlio è diverso, lo so». Sono passati quasi nove anni da quel giorno, quanto l’ha cambiata? «Oggi ho 37 anni, lavoro in banca, quando è successo ne avevo 28, figlio unico un po’ viziato, super coccolato. E mi sono ritrovato a crescere tutto in una volta. Mi potevo perdere, era un attimo, perché le difficoltà ci sono state, dal mutuo della casa al lavoro che non avevo». Sua figlia si chiama Bianca come sua mamma, cosa vorrebbe che ereditasse da lei? «La forza d’animo sicuramente. E la risolutezza nelle scelte». E da suo padre? «Da papà il lato artistico». Quanti messaggi ha ricevuto finora per Bianca? «Il telefono da stanotte sta esplodendo. Tra i primi di sicuro quello di mia nonna Antonietta». La bisnonna, l’ha conosciuta Bianca? «Non ancora, avevo paura di un coccolone, troppa emozione. Io stesso, devo ancora rimettermi in piedi». (s.d.l.)